domenica 27 novembre 2016
TESTA A BILANCIERE PHOTOSEIKI modello TB-101 (W il made in Italy!)
Da alcuni anni le teste basculanti sono diventate protagoniste nella fotografia naturalistica.
Sono meno macchinose delle teste a sfera, meglio controllabili e lasciano le mani libere di dedicarsi alla ripresa.
Una volta presa dimestichezza ci si accorge di quanto sono comode.
Lo scotto si paga in termini soprattutto di ingombri di tutto il complesso. Naturalmente anche il costo non è certo trascurabile, ma si tratta di un oggetto costruito veramente bene.
Io utilizzo il modello made in Italy della Photoseiki, e dopo cinque anni di utilizzo con mastodontici tele non posso che parlarne bene.
Vediamone i dettagli:
Altezza: 270 mm.
Larghezza: 220 mm. (escluse manopole)
Peso: 1.450 grammi. (dato importante questo)
Il complesso è costituito da un blocco di alluminio (ergal) anodizzato, con una finitura eccellente, dopo un uso continuativo ma attento, la superficie è tale e quale come quando l’ho acquistata. Da notare che la lavorazione è fatta di macchina utensile, non di stampo.
Il braccio principale, che sorregge tutto il sistema è ricavato da un unico blocco, e lavorato a partire dal pieno, le parti lavorate in profondità sono state fatte, credo, per alleggerire il peso complessivo (vedere foto sotto).
Viene fornita in una pratica valigetta imbottita con le istruzioni e le chiavi per eventuali smontaggi, o sostituzioni. E’ già pronta per l’uso, non bisogna montare niente.
I comandi sono in tutto quattro, esaminiamoli uno per uno:
1)la vite di serraggio per il movimento di rotazione dell’intero sistema, qui secondo il mio parere di metalmeccanico , hanno fatto un lavoro eccezionale sul cuscinetto, un piccolo capolavoro di resistenza e solidità.
2)la comoda manopola con vite del movimento basculante, interessante la soluzione che adotta un disco in ferodo, basta un leggero tocco per serrare solidamente il tutto, precisione meccanica di livello molto elevato.
particolare del disco ferodo
3)la “culla” dove viene alloggiato l’attacco del teleobiettivo, dotata di vite di serraggio, anche questo molto sicuro (si tratta di un punto critico, l’ottica non deve scivolare, pena grossi guai) e realizzato con cura.
4)la regolazione in altezza della culla, ero sempre restio ad utilizzarla perché penso che innalzando il baricentro del sistema si inneschino vibrazioni pericolose, comunque è un comando che c’è e fa bene ad esserci, non sempre si possono alzare le gambe del treppiede.
Anche con il 600 AFS VR, si possono raggiungere angolazioni impensabili, e soprattutto sicure.
Come va sul campo?
Personalmente credo che la destinazione d’uso principale di una testa a bilanciere sia l’inseguimento di soggetti in movimento rapido, nel mio caso uccelli in volo, anche a bordo campo sportivo può essere un’arma definitiva, così come per i panning.
Prima di iniziare le riprese, io monto il teleobiettivo trovando la giusta posizione in modo che, lasciando libera la vite di serraggio del movimento basculante e facendo dondolare il tutto, l’asse obiettivo ritorni sempre in posizione orizzontale, questo perchè nei momenti in cui le amni si staccano dall’insieme obiettivo-fotocamera questo rimane fermo, senza inclinarsi pericolosamente in avanti.
Con quanta forza serrare le viti? Dipende da ognuno, io mi regolo così:
Vite 1, serrata un poco, quanto basta per spostare il tutto con minimo attrito, la uso per seguire soggetti in movimento lento, paralleli al fotografo.
Manopola 2, se si fotografa qualcosa di immobile, serrata nella posizione giusta, non c’è bisogno di forzare nulla , una stretta e via. Se invece il soggetto si sposta velocemente la tengo libera o leggermente frizionata se il movimento è lento.
Vite 3, qui sì che bisogna serrare bene, ma il sistema di bloccaggio è perfetto.
Vite 4, di norma la tengo sempre nella posizione bassa per i motivi descritti sopra, ma ci sono situazioni in cui non c’è spazio per alzare il treppiedi, in questi casi è una benedizione.
Queste sono le mie impostazioni personali, ognuno adotta le proprie in base a molti fattori, con queste regolazioni ho portato a casa molte buone foto, se qualcuno ha da proporre dritte che consentono risultati migliori ce lo dica, qui c’è da imparare di continuo.
Quale cavalletto usare? Uno robusto e stabile, per molto tempo ho utilizzato il manfrotto 055 XPROB con soddisfazione, poi sono passato ai Gitzo serie 3 e 5, attualmente sta in pianta stabile sul serie 5. Con massima soddisfazione. La monto sul serie 3 quando devo fare lunghe camminate, anche se per ragioni di ingombro (non di peso), tendo a preferire la testa a sfera.
la testa montata su Gitzo serie 5
Tutto bene dunque?
Si, se proprio devo trovare un difetto lo trovo nell’ingombro complessivo, ma non è un problema della Photoseiki, è un dato di fatto di questo tipo di testa, di qualunque marca essa sia.
Io tengo la staffa orientata con i comandi a portata della mano destra.
uno scatto a 1/60 sec. con 600 mm e TC14EII (850 mm focale), distanza siderale, Gitzo serie 3 e Photoseiki.
Posso dire la mia se dopo cinque anni di utilizzo frequente non ho riscontrato nessun cedimento, nessun gioco, nessuna rottura.
Ancora oggi mi stupisco della dolcezza con cui si manovra il tutto, anche con un solo dito! Applauso ai progettisti.
giovedì 10 novembre 2016
Exercises of still life.
First of all, I would to thanks sincerely all of you for visiting this pages, I have seen many of you are browsing from United States, and I'm very happy for this.
Actually, I've been experimenting with studio lights, and I'm trying to recreate the athmospheres I've seen in the Caravaggio's paintings.
Below you can see some of my poor attempts. (I recommend to click on the pictures).
Nikon D3x, 50 mm f/1,4 Sigma Art, 1/80 sec. f/11, ISO 100, Elinchrom flash with snoot, tripod.
Experiments with very low light...just shadows...
Nikon D3x, 50 mm f/1,4 Sigma Art, 1/80 sec. f/11, ISO 100, Elinchrom flash with snoot. Tripod.
And, black and white, why not?
Nikon D3x, 100 mm Makro Zeiss ZF.1, 1/80 sec. f/16, ISO 100, Elinchrom flash with snoot. Tripod.
I will update this article with other pictures....stay tuned.
Autumn roses....the last two roses of my garden...
Nikon D3x, 100 mm Makro Zeiss ZF.1, 1/125 sec. f/11, ISO 100, Elinchrom flash with snoot. Handhold.
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update: December 11th, 2016.
Nikon D3x, 100 mm Makro Zeiss ZF.1, 1/80 sec. f/11, ISO 100, Elinchrom flash with square bank.
martedì 25 ottobre 2016
Due giorni in alta Val Pesio con una guida naturalistica
Camminare ed esplorare sentieri solitari in autunno è una esperienza unica, si cammina col rumore dello scricchiolio delle foglie secche sotto i piedi, in lontananza solo il verso di un picchio nero o di un fringuello, mentre la nebbiolina aumenta man mano che si sale di quota, e con l'imbrunire l'allocco "che ripete il suo verso" (cit.).
Dal sito di Luca Giraudo, Ornitologo e Guida, riprendo queste sue note:
"Le foreste di conifere e latifoglie di alcune vallate cuneesi, assomigliano molto a quelle nordiche della Scandinavia, sia per la dimensione degli alberi, sia per la fauna che le abita."
Per questo abbiamo deciso di ripercorrere sentieri già noti, ma con un occhio diverso, l'occhio di chi conosce la storia, le voci, i suoni, gli odori del bosco, perchè ne ha fatto il suo mestiere, il mestiere di Guida Naturalistica.
Nostra base è stato il rifugio di Pian delle Gorre, in alta valle, non lontano dalla Certosa di Pesio, fondata nel XII sec.
Primo Giorno: Le Abetaie e le Faggete.
Luca spiega come a ridurre in tale stato il vecchio tronco di questo abete siano state le larve di Cerambicide.
Qui, su questo tronco, il picchio nero si è dato parecchio da fare!
Abbondanza di colori...
Emozionante l'incontro, sia pur fugace, col Picchio nero che si è posato a pochi metri su un tronco d'abete per poi subito involarsi...niente foto stavolta, ma è stato uno spettacolo comunque!
Gli Abeti bianchi possono raggiungere anche i 40 metri di altezza, questi li stimiamo in 20/25 metri.
La faggeta.
Cala il buio. Il Rifugio di Pian delle Gorre.
Secondo Giorno: Cervi e Castagni giganti.
Piove, una pioggerellina insistente ci accompagnerà tutto il giorno ma decidiamo ugualmente di effettuare due escursioni brevi, la prima a una riserva che ospita alcuni cervi e la seconda alla scoperta di un albero secolare.
Lungo il sentiero verso la riserva dei cervi.
Una femmina mi osserva...
E dopo un veloce pranzo al rifugio, via verso Cascina san Michele, antico possedimento dei certosini.
Il castagno ultracentenario di Cascina San Michele.
Tutti, ma proprio tutti, dentro il Castagno per una foto ricordo.
L'albero parte da una radice unica, la parte centrale è seccata, ma dalle periferie nuovi giovani virgulti diventano grandi, e così il castagno sopravviverà ancora per molti anni.
Concludo con un ringraziamento al nostro accompagnatore, senza il quale l'essenza di questa escursione non sarebbe stata percepita nella sua pienezza.
Luca Giraudo, Ornitologo e Guida Ambientale Escursionistica, la nostra guida in questi due giorni.
http://www.lookingaround.it/italiano/
venerdì 14 ottobre 2016
Incontri con le piccole creature di La Rèunion.
Non potevo farmi mancare una carrellata di avifauna durante la mia vacanza sull'isola de La Rèunion, così ho dedicato un po' di tempo a ricerche mirate all'individuazione di alcune delle specie che popolano l'isola, alcune purtroppo le ho solo viste ( come il bellissimo Papangue o Albanella di Réunion, che da giovane è marrone e crescendo diventa bianco e nero.). Delle originarie 30 specie endemiche dell'isola ne rimangono oggi solo 9.
Il Bulbul Mustacchi Rossi, passeriforme diffusissimo ovunque in tutta l'isola, tranne alle altitudini maggiori. I locali lo chiamano semplicemente merle.
Il Tessitore gendarme (Ploceus cucullatus).
Di questa specie ho avuto la fortuna di osservare il comportamento del genitore, che continua ad accudire la prole anche dopo che questa ha abbandonato il nido.
In pratica, ho avuto la botta di posteriore di arrivare nel momento in cui i giovani lasciano il nido...
E il genitore continua a prendersene cura....
Il Tessitore fiammante (Foudia madagascariensis), qui ritratto il maschio.
Specie endemica del Madagascar, da cui è stata introdotta.
L'Occhialino olivaceo, Zosterops olivaceus, endemico di Mauritius e Réunion.
Il comunissimo Storno triste, Acridotheres tristis, originario dell'India e del sud est asiatico, importato qui. Lo si vede ovunque.
L'occhialino di Bourbon (Zosterops borbonicus), specie endemica del Madagascar e della Reunion. Minutissimo, delle dimensioni di uno scricciolo.
Geco de La Rèunion:
La maggior parte dei gechi sono animali notturni , ma alcune specie sono diurne , come questo piccolo geco che vive anche nelle abitazioni.
E infine questa timida lucertola, non meglio identificata.
Fotografie scattate a mano libera con Nikon D500 e 300 F/4 AFS VR P EF.
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