giovedì 19 dicembre 2013

SIGMA 180mm F/2,8 APO MACRO EX DG OS: un concorrente temibile.



Quando ne lessi le caratteristiche all'uscita, ci feci un serio pensierino, ma  il costo mi aveva frenato.
Ho trovato però un'occasione in questi giorni e non me la sono fatta scappare.
Questo è il secondo obiettivo Sigma che entra nel mio corredo, dopo l'85 f/1,4.

Caratteristiche tecniche: dal sito Sigma

SPECIFICATIONS

Lens Construction 19 Elements in 14 Groups
Angle of View 13.7º
Number of Diaphragm Blades 9
Mininum Aperture f22
Minimum Focusing Distance 47 cm / 18.5 in
Filter Size (mm) 86mm
Maximum Magnifications 1:1
Dimensions
(Diameter x Length)
95mm x 203.9 mm/3.7 x 8.0 in
Weight 1638g / 57.8oz


OS - Optical Stabilizer Function
HSM - Hyper-Sonic Motor
EX - EX Lens
DG - DG for Digital

Obiettivo molto grosso, e pesante, praticamente è come avere un 70/200 f2,8. 
(qui a confronto i due, per capirci, con e senza paraluce):



Costruzione incredibilmente robusta, ma non tropicalizzato, almeno a leggere l'avvertenza della casa madre che raccomanda di non esporlo a spruzzi d'acqua.
Paraluce piuttosto ingombrante, ma leggerino, debolino e in plastica, se lo si stringe tra due dita si ovalizza facilmente, unica nota stonata in una sinfonia di solidità e robustezza, ma almeno se dovesse cadere non si farebbe nulla.
Confezione imponente, e curata: Sigma ne fornisce a corredo due di paraluce, uno per l'uso su fotocamere FX, l'altro, più corto, per le reflex DX.

Nella borsa in cordura, bella e robusta, ci sono due cuscinetti imbottiti di forma quadrata, per proteggere meglio il contenuto.








Le finiture sono davvero molto buone, in linea con le recenti produzioni Sigma. Non più la vecchia finitura EX che si sfaldava facilmente, questa sembra di gran lunga più durevole.


Il collare di attacco al treppiedi, un anello di metallo solidissimo e pesantissimo, ruota ovviamente di 360° ed è rimovibile con un pratico sistema di sgancio a molla.

La lente frontale, imponente:

I comandi si concentrano in tre interruttori:



  • selettore superiore con 3 limitatori di campo di messa a fuoco: FULL, da 0,67 m. a infinito, da 0,47 m. a 0,67 m.
  • selettore centrale, AF e M.
  • selettore inferiore dell'OS, OFF, OS1(da usare normalmente), OS2 (per soggetti in movimento).

L'autofocus è veloce, anzi, molto veloce, e totalmente silenzioso. Mi ha davvero sorpreso. Ho stimato che passa dalla minima maf a infinito in un secondo circa.
L'OS funziona in maniera efficace, e si inserisce con certezza, non sento ronzii durante il suo inserimento, forse un lievissimo fruscio, ma bisogna davvero avere orecchie aguzze per avvertirlo.

Alcune veloci prove in casa con la D800E, 2000 ISO:


f/4,2, 1/160 sec.


 f/7,1, 1/8 sec. OS1 inserito.

  f/3,8, 1/50 sec. OS1 inserito. (messa a fuoco sulla lancetta dei secondi)


f/5,6, 1/80 sec. OS1 inserito.


Il giorno dopo, via sul campo, a provarlo nel suo regno, la macro. Non ci sono più molti soggetti animati in questa stagione, ma qualche insetto ritardatario sono riuscito a scovarlo. Oltre 500 scatti, tutti a mano libera, tutti verso la minima distanza di lavoro, con OS1 attivato, su D800E, per vedere come reagisce sui sensori ad alto affollamento. 
Una prima uscita con molti scarti, ma senza treppiede ci si stanca presto, e la mano non è più molto ferma. In molto casi la messa a fuoco può avermi tradito perchè ho utilizzato il limitatore di maf tra 0,47 e 0,67 m, facile che alcuni scatti siano andati a vuoto col movimento del fotografo. Inoltre il tempo con cui ho scattato, 1/320 sec. senza stabilizzazione non sarebbe affatto sicuro, ma i risultati seguenti dimostrano che svolge molto bene il suo dovere.
Questi imenotteri sono grandi la metà di un'ape.

1/320 sec. F/11, 800 ISO:
 Crop:


 1/320 sec. F/9, 800 ISO:
crop:


Gli scatti di cui sopra sono stati aperti con LR4, applicando lievi curve di contrasto.
Su quest'ultimo però ho messo lo "zeroed", di LR4, quindi lo vedrete totalmente appiattito...
 crop...



Va da sè che con un poco di post produzione fatta alla buona si ottiene:



 e su quest'altro, sempre con regolazioni curve, livelli, nitidezza locale, senza esagerare e un po' di ritaglio, si ottiene questo:



Dimenticavo, molto buono anche per riprese generiche...


Prossimamente intendo confrontarlo con il 200 Micro Nikon AFD, che è rimasto nel mio corredo.
Ne farò una disamina approfondita.
Non so chi la spunterà sul piano delle prestazioni macro, ma l'impressione al momento è che questo Sigma abbia un raggio d'azione più ampio, che lo vede ottimo anche come obiettivo per scorci, vedute, ritratti. Il suo autofocus sembra anni luce avanti rispetto all'elefantiaco 200 Micro AFD. Solo il peso non depone a suo favore.
Per adesso è tutto, grazie a chi ha avuto la pazienza di arrivare fin qui.

Bruno Mora
Dicembre 2013



domenica 24 novembre 2013

Morimus asper

 

Morimus asper  è un grosso cerambicide abbastanza facile da trovare nei boschi in presenza di latifoglie mature, dato che le larve sono xilofaghe. Particolarità, hanno le elitre saldate tra loro, poiché sono privi del secondo paio di ali, quindi il loro dorso appare molto robusto, quasi come una corazza. Hanno dimensioni piuttosto grandi.

Solitamente ogni anno ne avvisto qualcuno nel mio giardino, oppure nella legnaia, luogo dove si trovano bene perchè nel legno vecchio depongono le uova.

Questo esemplare, dato la lunghezza delle antenne, potrebbe essere un maschio.

Le dimensioni sono di circa 9 cm, escluse antenne, lunghe una volta e mezza il corpo, in questo esemplare.






  
particolare al 100% dell'occhio composto e delle mandibole, che spalancano per spaventare il nemico qualora si sentano minacciati. 




Interessante lo "snodo" sferico delle antenne, praticamente sono "incastrate" perfettamente in due incavi a forma di coppa semisferica, che consentono loro di muoversi per tutto lo spazio intorno.

Particolare ingrandito  della base delle antenne.


infine, particolare dell'addome, prima che si nascondesse del tutto.


domenica 10 novembre 2013

Fotocamere, obiettivi e accessori per la fotografia naturalistica, un piccolo vademecum (parte I)

Dopo parecchi anni dedicati a tentare di fotografare animali di tutte le specie, dalle cavallette agli orsi, dai leoni ai tuffetti, mi sono accorto di quanto sia vasta la pletora di fotocamere, obiettivi, cavalletti, e ammennicoli vari che mi sono trovato a utilizzare durante tutto questo tempo.

Da qui l'idea di scrivere un articolo che vuole essere una semplice carrellata di mini-recensioni rivolte soprattutto ai non strettamente addetti ai lavori (non ai fotografi esperti e smaliziati che sanno già tutto), sul materiale che utilizzo solitamente nelle mie attività di fotografia naturalistica, dagli obiettivi ai treppiedi, dalle fotocamere agli accessori per la mimetizzazione.

Un lavoro che naturalmente sarà diviso in capitoli,  e che tratterà  del materiale utilizzato attualmente e direi di iniziare col primo:

LE FOTOCAMERE
Nota generale: si può fare fotografia naturalistica con qualunque reflex, però il fotografo deve conoscerne il funzionamento anche al buio ma soprattutto deve sapere quali sono i limiti oggettivi di utilizzo. Il fatto che io prediliga corpi pro quali le D3 o al limite semipro, come la D7100, è dovuto al fatto che le fotocamere di livello pro garantiscono robustezza estrema, resistenza agli agenti atmosferici, autofocus maggiormente performante, buffer veloci e cadenza di scatto elevate che si rivelano utili ad esempio nel ritrarre scene concitate oppure sequenze di volo. Ma soprattutto il corpo professionale si bilancia alla perfezione con i supertele che uso, e questo si traduce in un comfort di utilizzo maggiore: può sembrare strano ma se devo reggere a lungo una D7100 attaccata al 500 mm, alla fine mi stanco più che se non avessi avuto la D3s.

Infine, ricordo che ho scattato in Africa e alle isole Galapagos con una D200, anche in condizioni avverse, e non mi ha mai tradito...allora quella potevo permettermi, e ne sono rimasto sempre soddisfatto, sul piano dell'affidabilità. Questo per dire che anche con i corpi non strettamente professionali si possono "affrontare" situazioni impegnative.


D3s: 


Fotocamera progettata per lo sport e il fotogiornalismo, non strettamente per la fotografia naturalistica, è comunque molto utilizzata dai fotografi di natura, vista l'eccezionale robustezza e l'elevata cadenza di scatto. E' la mia prima scelta quando le condizioni di luce si fanno difficili. Praticamente è sempre nello zaino, pronta all'uso. Robusta, affidabile, inarrestabile, una vera "macchina da guerra". Ancora di più con questa fotocamera ogni scatto deve essere pensato come finalizzato alla stampa, il crop qui non è ammesso, anche un lieve ritaglio ci preclude la massima dimensione in stampa.  Recentemente sostituita dalla D4 nel catalogo Nikon.


 D3x:



 una fotocamera che mi lasciò sbalordito quando la provai le prime volte, secondo me qui Nikon tirò fuori un aggeggio dal futuro. Assolutamente inappuntabile a bassi ISO, fino a 800 utilizzabile tranquillamente, ma nemmeno a 1600 iso è da disprezzare. Latitudine di posa eccezionale. La raffica non è ai livelli di quella della D3s, ma dopotutto il buffer deve anche gestire un flusso di informazioni doppio. Spesso sfrutto il NEF a 12 bit, quando ho bisogno di maggior velocità.
In condizioni di luce ottimale è sempre stata lei la protagonista indiscussa delle mie sessioni fotografiche. Lo è ancora oggi, pur con l'arrivo di altri "mostri".
Si sposa benissimo con la versione "s", corpo identico e comandi quasi gli stessi, solo diversa disposizione del LV e poche altre cose, stessa batteria, stessa affidabilità, la risoluzione raddoppia, e il micromosso coi lunghi tele è costantemente in agguato. Magnifica nella macro, essendo nata come fotocamera da usare in maniera statica e in condizioni di luce controllata.
Da alcuni mesi è arrivata la D800E, eppure non mi sento di pensionarla.

D800E:  



un mostro di risoluzione (36 mpixel) in un corpo leggero e compatto. Una delle migliori DSRL in commercio attualmente. La sto usando parecchio, sento tuttavia che è una macchina che dà il meglio di sè in macro e in paesaggistica, oltre che in studio naturalmente.
Cambiano alcuni comandi (ma nulla di rivoluzionario), le batterie, gli ingombri migliorano, almeno finchè non si prende l'impugnatura aggiuntiva, in questo caso l'altezza complessiva supera di qualche mm quella delle ammiraglie.
Mette alla corda tutti gli obiettivi, di qui la necessità di adoperarla con lenti di prima fascia.

D7100: 




Esempi di scatti con D7100 e 500 AFS VR, minima distanza di messa a fuoco, 1/640 sec. f/5, iso 2000. Nessun crop.


1/1600 sec. f/4,5, iso 2500. Nessun crop.

una piacevole sorpresa, l'ultima arrivata e il ritorno al formato dx dopo la D200. L'ho comperata perchè propone 24 mpx, la stessa risoluzione della D3x, e due terzi di quella della D800E, in formato ridotto, e il tutto racchiuso in un corpo mini, eppure solido e robusto.
Faccio spesso camminate in montagna, e mi sono reso conto (o meglio, se ne è resa conto la mia colonna vertebrale), di quanto sia importante risparmiare sul peso da mettere nello zaino. Con il 300 f/4 si fotografano tranquillamente  primi piani di marmotte.
Mi consente di lasciare a casa il TC e la resa ad alti ISO è rispettabile, sebbene non sia un requisito fondamentale. Abbinata al 300 AFS F/4 forma un complesso compatto, maneggevole, leggero, se si vuole aggiungere un TC 14 arriviamo a gestire una focale di 300*1,5*1,4 = 630 mm F/5,6.
Richiede ottiche di altissimo livello, come la D800 e la D3x. Micromosso sempre in agguato.
La batteria e il carica batterie sono gli stessi della D800E.

Nota sulle batterie: quattro fotocamere, solo due batterie diverse, non male dopotutto.