venerdì 12 maggio 2023

Conversazione con una pietra (Oggi butta così-1)

 

 

Oggi butta così.😊

Dopotutto, questo blog non si chiama forse "Scatti e Pensieri"?

 

Wisława Szymborska è una poetessa polacca, premio Nobel 1996 per la letteratura.

Poesie essenziali, le sue. Il loro pregio è di riuscire a trasportare il lettore dentro mondi lontanissimi dal proprio modo di pensare. Nella seguente poesia, che mi colpisce particolarmente, fa parlare una pietra, e ci fa capire cosa vuol dire non avere una mente, essere appunto una pietra. Nella mia ignoranza, non scrivo altro, vi lascio alla lettura.

 


Conversazione con una pietra.

Busso alla porta della pietra.
− Sono io, fammi entrare.
Voglio venirti dentro,
dare un’occhiata,
respirarti come l’aria.

−Vattene − dice la pietra.−
Sono ermeticamente chiusa.
Anche fatte a pezzi
saremo chiuse ermeticamente.
Anche ridotte in polvere
non faremo entrare nessuno.

Busso alla porta della pietra.
− Sono io, fammi entrare.
Vengo per pura curiosità.
La vita è la sua unica occasione.
Vorrei girare per il tuo palazzo,
e visitare poi anche la foglia e la goccia d’acqua.
Ho poco tempo per farlo.
La mia mortalità dovrebbe commuoverti.

− Sono di pietra − dice la pietra −
e devo restare seria per forza.
Vattene via.
Non ho i muscoli per ridere.

Busso alla porta della pietra.
− Sono io, fammi entrare.
Dicono che in te ci sono grandi sale vuote,
mai viste, belle invano,
sorde, senza l’eco di alcun passo.
Ammetti che tu stessa ne sai poco.

− Sale grandi e vuote − dice la pietra −
ma in esse non c’è spazio.
Belle, può darsi, ma al di là del gusto
dei tuoi poveri sensi.
Puoi conoscermi, però mai fino in fondo.
Con tutta la superficie mi rivolgo a te,
ma tutto il mio interno è girato altrove.

Busso alla porta della pietra.
− Sono io, fammi entrare.
Non cerco in te un rifugio per l’eternità.
Non sono infelice.
Non sono senza casa.
Il mio mondo è degno di ritorno.
Entrerò e uscirò a mani vuote.
E come prova d’esserci davvero stata
porterò solo parole,
a cui nessuno presterà fede.

− Non entrerai − dice la pietra.−
Ti manca il senso del partecipare.
Nessun senso ti sostituirà quello del partecipare.
Anche una vista affilata fino all’onniveggenza
a nulla ti servirà senza il senso del partecipare.
Non entrerai, non hai che un senso di quel senso,
appena un germe, solo una parvenza.

Busso alla porta della pietra.
− Sono io, fammi entrare.
Non posso attendere duemila secoli
per entrare sotto il tuo tetto.

− Se non mi credi − dice la pietra −
rivolgiti alla foglia, dirà la stessa cosa.
Chiedi a una goccia d’acqua, dirà come la foglia.
Chiedi infine a un capello della tua testa.
Scoppio dal ridere, d’una immensa risata
che non so far scoppiare.

Busso alla porta della pietra.
− Sono io, fammi entrare.
− Non ho porta − dice la pietra.

Wisława Szymborska

(Traduzione di Pietro Marchesani)

da “Sale”, Libri Scheiwiller, 2005

domenica 7 maggio 2023

Biecai. Terra, aria, cielo (e fiori).

 

COMUNICAZIONE DI SERVIZIO: per godere appieno del dettaglio delle foto, raccomando di cliccare sulle immagini, le anteprime non rendono al massimo...

Ogni anno, all'inizio di maggio, salgo al lago Biecai, in alta Valle Ellero,

 Anche quest'anno poca acqua, nonostante le ultime abbondanti piogge, ma una piccola porzione del bacino è ricoperta d'acqua, sempre meglio di niente. Per il resto, le solite formazioni "a panettone" di cui avevo scritto lo scorso anno, createsi grazie allo scorrere dei rigagnoli che hanno frantumato il terreno in grosse zolle erbose e spugnose. Il tempo era abbastanza buono, grossi nuvoloni a partire dal primo pomeriggio, ma niente pioggia, e l'alternanza sole/nuvole ha contribuito a creare intriganti giochi di luce.



 Come detto, la parte a nord del lago ha raccolto una modesta quantità d'acqua, ma siamo ben lontani dalle quantità che si potevano riscontrare fino a una decina di anni fa.

 


Per il resto, un tripudio di fioriture, come ogni primavera, accanto ai soliti, immancabili milioni di Crocus, Violette, Pulsatille, Sempervivum.

 Una stupenda Pulsatilla, forse una Pulsatilla vernalis (non ne sono sicuro) alta, che si ergeva solitaria in mezzo ai rododendri. Impossibile non notarla.

Mi sono poi letteralmente perso in decine di scatti giocando sullo sfuocato del teleobiettivo, vi propongo qui di seguito una carrellata riassuntiva. Per gli amanti dei tecnicismi, tutte le foto dei fiori sono state fatte con Nikon Z9 e 300 mm. f/4 PF (obiettivo che non cessa di stupirmi per le sue prestazioni da primato).






 (mi sono accorto dell'insetto sul petalo del fiore a sinistra solo guardando a monitor l'immagine ingrandita...)

 

 

 


Le uniche due orchidee selvatiche in cui mi sono imbattuto...ma meritavano uno scatto.

 Un ultimo sguardo a Cima delle Saline, Cima delle masche e Punta Havis De Giorgio.


E un ultimo saluto ai pascoli costellati di milioni di puntini bianchi, prima di scendere a valle.


Dimenticavo....l'immancabile marmotta...