domenica 9 marzo 2014

NIKKOR 600 F/4 AFS VR G N: L'ULTIMA META (PARTE I).



Senza compromessi; questa la sensazione che avevo provato aprendo la valigia, enorme, che conteneva il supertele per eccellenza, quel 600 mm di focale, apertura f/4, che rappresenta il sogno di ogni fotonaturalista, e la scelta definitiva di alcuni.
Si tratta di un'ottica difficile da gestire, che richiede applicazione, pena frustrazioni e arrabbiature, per questo ho deciso di impostare questa recensione evitando di elencare dati tecnici, che trovate facilmente su molti siti, e ho dato la preferenza a immagini scattate sul campo indicando in quali circostanza sono state scattate, gli accorgimenti che ho usato, gli errori più comuni che si possono evitare.


Le seguenti immagini sono fotogrammi interi, senza ritagli, eventuali crop sono riportati sotto.


 D800E, 1/320 sec, f/5,6, ISO 800 (una delle prime foto di prova), il germano femmina era lenta e tranquilla, ma dà l'idea del tipo di dettaglio che se ne può tirare fuori, specie se in accoppiata con un sensore ad alta densità di pixel.

crop:

Svasso con preda (persico), anche qui usato senza moltiplicatori, D3x, 1/1600 sec., f/4, iso 250.



Con l'utilizzo sempre più massiccio del FF,  la mia configurazione base prevedeva in principio l'utilizzo pressoché costante del TC14EII, che si comporta davvero molto bene col 600, di seguito alcuni esempi.
In questi ultimi tempi ho un po' rivisto le mie posizioni sulll'argomento, dopo aver confrontato tra loro stampe di scatti eseguiti con e senza moltiplicatore montato (questi ultimi croppati in post produzione) devo dire che il degrado, pur leggero, sul piano della nitidezza introdotto dal moltiplicatore esiste ed è apprezzabile a occhio su stampe grandi.


Tuffetto,  D800E, TC14EII, 1/1600 sec, f/6,3, ISO 800  VR OFF


Libellula, D800E, TC14EII, 1/500 sec, f/8, ISO 800, leggero crop compositivo.VR OFF


Cormorano, D800E, TC14EII, 1/4000 sec, f/6,3, ISO 800

crop...


Pullo di Sterna.  D800E, 1/320 sec, f/6,3, ISO 160. VR OFF, in appoggio su bean bag. (per fortuna i piccoli di sterna si sono spostati in mezzo a queste ninfee, così da regalare un accostamento delicato tra mondo vegetale e animale)


  D800E, TC14EII, 1/1000 sec, f/6,3, ISO 500.VR OFF, bean bag. (I cavalieri d'Italia sono molto territoriali, ogni coppia ha il suo spazio che difende anche dagli altri individui della stessa specie, qui una baruffa tra maschi).


D800E, TC14EII, 1/1250 sec, f/6,3, ISO 800.VR OFF, bean bag.
(Femmina di Falco di palude, una volta agganciato è bastato seguirlo per tutto il tempo, riprendendo una interessante sequenza di volo)


D800E, TC14EII, 1/400 sec, f/5,6, ISO 800, bean bag.
(Ghiandaia marina, ripresa dall'auto con rete mimetica davanti al finestrino)



  D3X, 1/160 sec, f/5, ISO 200, beanbag, da capanno.
(Cure di Mamma Folaga, il tempo piuttosto lento ha fatto sì che il capo del pullo sia leggermente mosso)


 uno dei miei rari tentativi di riprendere libellule in volo, D3X, 1/500 sec, f/6,3, ISO 200.
(ero appoggiato sul bean bag, ho sfruttato il momento di volo stazionario, peccato che l'insetto era era girato dall'altra parte e io non potevo cambiare posizione perchè ero nel capanno)

crop:


E' sempre molto difficile coniugare tra loro la sensibilità ISO, i tempi che devono essere sufficientemente veloci, il valore di diaframma. Io tendo sempre, retaggio di quando scattavo con pellicola, a non esagerare con gli ISO, soprattutto con la D3x, fotocamera che non esito tutt'ora a definire straordinaria, ma che ha un tallone d'Achille proprio nella sensibilità, pur avendola usata con soddisfazione oltre gli 800 ISO, di solito non vado mai oltre tale valore, se posso mi tengo entro i 500-640.
Quando non voglio avere problemi di "rumore", vado di D3s o D800E, con la prima di queste due semplicemente fantastica fino a 6400 ISO e oltre, in certi casi.

Alla fine, una delle regole che cerco sempre di seguire è: fare tutto il possibile per scattare sempre nelle ore migliori, con la luce migliore, quando la luce è ottimale, si possono usare bassi ISO, e tempi veloci, e immortalare un cormorano in volo non è un problema:

 D7100, 1/2000 sec, f/4, ISO 320, bean bag

L'uso con il formato dx.

Da quando ho affiancato la D7100 alle fotocamere FX, spesso mi ritrovo ad usare il 600 mm con questa fotocamera, lasciando da parte in genere, il moltiplicatore di focale. Il fattore di moltiplicazione 1.5x dei sensori DX ci consente di godere di un angolo di campo pari a quello di un 900 mm, anche se naturalmente il rischio micromosso è ancora maggiore e occorre alzare i tempi di sicurezza.

Mi sono ritrovato a dover indietreggiare nel capanno per riuscire a farci stare questa sterna:

 E in questa occasione, ho ripreso con tranquillità dal davanzale di casa questo picchio rosso maggiore che si faceva i fatti suoi a 20 metri, D7100, 1/320 sec, f/4, ISO 800.VR OFF.


Il VR:
Ho ripreso questo gruppo di cicogne in spostamento in mezzo alla campagna vicino a un cascinale, le ho viste dall'auto e sono ritornato indietro, sono sceso e sono andato loro incontro, c'era moltissima luce, ho scattato parecchio a diaframmi molto chiusi, fidandomi del VR.

D3s, TC14EII, 1/320 sec, f/11, ISO 500, VR ON, mano libera.


(taglio panoramico)



Un corvide ripreso a mano libera, VR normal, 1/400 sec., f/4, ISO 400, con D3x. Appena schiarito le ombre con COne.


Come si comporta a lunghissime distanze?
Si sa che gli strati d'aria fra noi e il soggetto che vogliamo riprendere sono in grado di ammazzare la resa di qualsiasi lente, e  non ci si può fare nulla.
Io a distanze siderali non scatto praticamente mai, se non a fini puramente documentativi, e a questo proposito metto qui di seguito due esempi, con relativi particolari ingranditi, che ritengo significativi.

1)Falco pescatore, si trovava a circa 100 metri dalla mia postazione e non si è mai involato, volevo tuttavia una foto ricordo, così ho montato il Tc14, D800E, f/7,1, 1/400 sec. ISO 1250, inquadratura intera e crop:



Si nota un certo degrado nei dettagli minuti, a riprova del fatto che un aggiuntivo ottico comporta sempre un deterioramento dell'immagine, specie a grandi distanze. la "foto ricordo" l'ho portata a casa, ma sulla qualità è meglio sorvolare...

2) Questo Astore cacciava a circa 150-200 metri dalla mia posizione, individuatolo con il binocolo ho scattato per puro passatempo, soggetto quasi invisibile a fotogramma pieno, tanto che propongo solo  questo forte ritaglio (D3x, 1/500 sec., f/5.6, ISO 400). 


L'astore ripreso con il teleobiettivo liscio era molto più lontano del falco pescatore, almeno una distanza doppia, e perdipiù in volo, ma risulta molto più nitido (si noti come i due tempi di scatto siano praticamente gli stessi, 1/400 vs. 1/500 sec.).


E come si comporta a brevi distanze?
Stupefacente resa, mi limito qui a mettere un paio di scatti di una serie a una ghiandaia marina scattata la scorsa primavera...
D800e, dal finestrino dell'auto, su sacchetto di fagioli.



E termino qui questa prima carrellata.

In un prossimo capitoletto descriverò le mie esperienze sul campo con l'uso della testa basculante Photoseiki.



domenica 2 marzo 2014

Fotocamere, obiettivi e accessori per la fotografia naturalistica, un piccolo vademecum (parte II)


GLI OBIETTIVI:

Domanda: quali obiettivi si possono usare nella fotografia naturalistica?
Risposta: tutti, anche i grandangolari, vi sono fotonaturalisti che scattano con un 24-70, controllando la fotocamera in remoto. Bisogna essere molto preparati tecnicamente e non solo, il sottoscritto ci prova ogni tanto, ma i suoi sono solo tentativi goffi:
scattata con focale 35 mm, scatto remoto in wireless.

Comunque, ritornando a bomba:
domanda da un milione di dollari, e che così posta non contempla una risposta, ma molteplici risposte, una per ogni fotografo; siccome però spesso mi sento rivolgere questa domanda da chi mi vede armeggiare intorno a un "tubo da stufa", ho raccolto le idee e le esperienze che mi sono fatto nel corso di alcuni anni con gli obiettivi a lunga focale.
Prima raccomandazione: pensarci molto bene prima di investire tanto denaro in un supertele professionale e relativo corpo macchina.
Innanzitutto perchè sono ordigni assolutamente non facili da gestire, e che nei primi tempi possono generare frustrazioni se non proprio vere arrabbiature: ho parlato con fotografi che hanno portato, imbufaliti, i loro supertele, Canon o Nikon, in assistenza perchè convinti che avessero problemi di focheggiatura, per poi accorgersi che semplicemente, era necessario conoscere tecniche di utilizzo e disporre di ulteriori accessori per ottenere degli scatti inappuntabili.
Il problema inoltre, non finisce con l'acquisto ( a prezzo di svariate migliaia di euro) del 400, 500, o 600 mm. Dovrete ripensare al sistema di stativi su cui appoggiarli, agli strumenti di trasporto, al tipo di staffa da usare, e ad altre cose ancora.
Il vostro vecchio Manfrotto 190 (per fare un esempio), dovrà essere sostituito con un modello più grande, più pesante, per assorbire le inevitabili vibrazioni, vi accorgerete che il vostro zaino trekker non riesce a contenere 500+corpo macchina, e allora dovrete acquistarne un altro....e via di questo passo.

Ma soprattutto...IL TEMPO che potete dedicare a questa passione (perchè io mi rivolgo agli appassionati, non certo ai professionisti) rappresenta la variabile fondamentale; vi siete indebitati per comprare il teleobiettivo da stadio ( e va bene), avete rischiato la separazione con la moglie dopo che lei ha controllato l'estratto conto (e va bene)  e poi vi accorgete che potete dedicare solamente un pomeriggio ogni due mesi in qualche oasi. 
A tutti costoro consiglierei di iniziare spendendo il meno possibile, si può iniziare con un corpo macchina entry-level, coem una D3XXX, o D5XXX, e un ottimo 70-300 stabilizzato, rivolgendosi con un po' di attenzione al mercato dell'usato. Se più avanti il sacro fuoco non si estingue, allora si può fare un passo avanti, ma di questo magari parlerò un'altra volta. Qui parlo di quello che abitualmente uso:


200 f/2 AFS VR: campione di luminosità, eccezionale già a TA, ma imponente e pesante, richiede pratica nell’uso e uno stativo adeguato. Potrebbe sembrare una lunghezza focale insufficiente per la naturalistica, e in effetti nelle nostre zone per l’avifauna lo è, ma ha l’enorme vantaggio di “digerire” alla perfezione il TC14 EII.
Nasce come ottica dedicata a situazioni di illuminazioni al limite ed è principalmente pensato per l’utilizzo in teatri e palazzetti dello sport, non si tratta di un’obiettivo specialistico per la fotografia naturalistica.
Tuttavia è perfetto per la fotografia di mammiferi.

D3x, TC14EII,  f/4,5, 1/50 sec. ISO 800
D3x, TC14EII, f/4, 1/1250 sec. ISO 800
D3x, TC14EII,  f/4,5, 1/500 sec. ISO 800 (fotografie scattate nel Orsabjornpark, Orsa (Svezia).


Ai vertici della produzione Nikon di sempre, sarebbe interessante confrontarlo con altri mostri similari come il Canon 200/2 o il Leica R 180/2.
Costo e peso elevati in assoluto.
(Si dice che la nuova versione con rivestimento ai Nanocristalli sia ancora migliore della prima, ha conseguito i massimi punteggi di sempre su diversi siti).


 200 AFS f/2 vr + TC14EII, D3x, f/2,8, 1/400 sec. ISO 400


 200 AFS f/2 vr + TC14EII, D3x, f/4, 1/500 sec. ISO800




300 f/4 AFS: bisogna erigere un monumento a Nikon per questo vetro. E’ compatto e leggero, abbinato a una piccola D7100 diviene un’arma formidabile da portare in giro con poco peso, minimo ingombro, ma che qualità; mettere davanti un moltiplicatore 1,4x non porta praticamente nessun degrado sulla qualità dell’immagine. Usato “liscio” regala immagini davvero secche e taglienti, addirittura eccessive (nel senso buono della parola). In pratica ce l’ho sempre dietro, come secondo “pezzo d’artiglieria”, e raramente rimane inattivo. Fortemente consigliato, rapporto qualità-prezzo imbattibile.
Unica pecca, la staffa di attacco al treppiedi, con cui evidentemente i tecnici Nikon fanno a pugni, io l’ho sostituito, come fanno molti, con un attacco a collare e ho risolto il problema del basculaggio dell’ottica al momento dello scatto, che penalizza le immagini colte con tempi lenti, sotto il sessantesimo di secondo. Però in Nikon dovrebbero avvertire l’obbligo morale di darti un attacco a regola d’arte, visto il prezzo che si paga.
E questo dovrebbe valere per tutta la classe di superteleobiettivi.
Che le grandi Case Costruttrici abbiano accordi commerciali con i produttori terzi di accessori? A volte me lo chiedo, e mi sembra l’unica risposta.

300 AFS liscio...


Due esempi della resa del 300 AFS F/4 abbinato al TC14EII





500 F/4 AFS VR: è una tra le focali più indicate per la fotografia naturalistica, non impegnativa quanto un 600, più leggera, agile, richiede comunque un utilizzo attento (stiamo parlando pur sempre di un big gun), su stativo, se si utilizza a mano libera si può contare su di un buon VR. Inappuntabile la resa già a f/4, regge tranquillamente l’1.4x, e con un sensore dx raggiungiamo un angolo di campo di 750 mm.
Io me ne sono innamorato, lo trovo straordinariamente maneggevole e comodo da usare, quando uso l’auto come capanno mobile sta sul sedile passeggero con paraluce montato e afferrarlo e metterlo in posizione sul bean bag a cavallo del finestrino è un attimo, provato a fare la stessa cosa con un 600 mm e dopo una ventina di prendieposa ti vengono i crampi…
Spesso utilizzato per camminate in montagna, custodito dentro un vecchio PhotoTrekker Classic della Lowepro nel quale entra a meraviglia, anche con TC14EII già montato, fotocamera a parte però. Importante, questo insieme sta tranquillamente entro i limiti di ingombro per il bagaglio a mano nei voli aerei. State solo attenti al peso.


500 AFS vr abbinato al TC14EII, D3x, f/5,6, 1/1600 sec. ISO 500


crop..


500 AFS vr, D7100, f/5, 1/800 sec. ISO 2000


Prossima puntata: cavalletti, teste, capanni, capannini, capannetti....





sabato 1 marzo 2014

L'abbazia di Santa Maria di Staffarda

L'abbazia di Santa Maria di Staffarda è uno dei grandi monumenti medioevali del Piemonte e si trova conservata in gran parte nella sua integrità del momento di massima espansione,  a Staffarda di Revello.

La facciata della chiesa di Santa Maria di Staffarda dallo stile Romanico.

L'abbazia venne edificata nella prima metà del XII secolo su terreni donati nei primi anni del XII secolo dal marchese Manfredo I di Saluzzo ai monaci dell'Ordine Cistercense per bonificare la campagna circostante.




Vedute del chiostro.




 La grande macchina d'altare, i dipinti sono di Oddone Pascale e risalgono alla prima metà del XVI sec.



 


 All'interno si nota subito la pianta a tre navate, con finto transetto e con absidi semicircolari rivolte ad oriente; è affiancata a sud dal chiostro in parte conservato e ricostruito sul lato occidentale.


 La sala di lavoro, con volte ad ogiva rette da colonne marmoree. I pilastri in mattoni sono recenti, sicuramente costruiti per puntellare le volte.


L'affresco rappresentante l'Ultima Cena visibile nella sala del refettorio







La visita dell’abbazia consente di osservare elementi interessanti dell’architettura romanica della prima metà del XII secolo e gotica dei secoli XIII-XV, elementi delle trasformazioni di epoca moderna (compresi i contrafforti ad archi rampanti), edifici dell’attività agricola dal XVII secolo.
Gli edifici abbaziali presentano decorazioni scultoree ed a rilievo marmoreo (chiavi di volta, capitelli, cornici) dei secoli XII-XIV in particolare nel chiostro, nella chiesa e nella sala capitolare. La chiesa ha un endonartece trecentesco e superiormente una facciata rinascimentale con decorazioni prospettiche.


 L'Abbazia è in realtà un insieme di edifici. Oltre alla chiesa abbiamo la grande porta della torre d'ingresso alla cinta fortificata due-trecentesca dell'abbazia, la loggia del Grano, sulla piazzetta antistante l'attuale ingresso agli edifici già religiosi, un edificio comunemente noto come ospizio dei pellegrini (ma forse pure struttura produttiva) a due navate voltate a crociera su colonne in pietra, il chiostro con Sala Capitolare, il refettorio, il dormitorio (nella versione trecentesca), la chiesa con campanile (trecentesco, innalzato quindi ormai fuori dalle prescrizioni cisterciensi che ne impedivano l'erezione). fonte wikipedia