Una delle fortunate "conseguenze" in cui ci si imbatte quando si inizia a conoscere un nuovo strumento fotografico, sia esso obiettivo piuttosto che fotocamera, è la voglia irrefrenabile di metterlo alla prova laddove si sono sempre avuti buoni risultati con la vecchia attrezzatura, per vedere se si riesce a fare di meglio.
Almeno per me, è così. E quindi in questi ultimi due mesi sono uscito dalla mia "comfort zone", fatta di DSRL come D500 e D850, che mi hanno sempre dato sicurezza e costanza di risultati, e ho fotografato quasi esclusivamente con la nuova Z6II, una novità per me assoluta.
E'
dunque con una certa trepidazione che mi sono appostato per tante ore
nel mio piccolo rifugio fatto di attesa, freddo e compagnia di tanti
piccoli amici.
I miei due teleobiettivi utilizzati per queste prove, ho utilizzato prevalentemente il 300 mm e occasionalmente il 500mm f/4 E FL ED VR, eccoli qui montati sulla Z6II:
Come impostazione di messa a fuoco sono andato sul sicuro settando l'autofocus sul classico "Dynamic Area AF" e ho riscontrato (come mi aspettavo) una grande costanza dei risultati nella messa a fuoco.
Iniziamo con un Picchio muratore, soggetto comune ma non esattamente "comodo" da fotografare, fa diverse passate in un'ora, ma tra arrivo, prendere un semino e ripartenza passano solo due secondi:
Siamo a 300 mm. per 1/1600 sec., a F/6,3, ISO 2500.
La prima grande comodità che si riscontra è, ovviamente, la totale assenza di rumore di scatto, in caso di ripresa di soggetti selvatici e/o diffidenti questo è un vantaggio impagabile. All'inizio ho usato questa modalità di scatto silenzioso, poi sono passato alla modalità normale, in cui si ode un "click" molto molto sommesso e che non crea nessun fastidio ai soggetti, laddove il suono dell'otturatore di una reflex, nel silenzio assoluto, risuonerebbe come una "fucilata". Attualmente scatto in questo modo, ma solo per appagare il mio orecchio. In queste situazioni è come scattare in silenzioso, in caso di distanze molto ma molto ravvicinate e con altri animali (ungulati ad esempio, più diffidenti), preferibile il "silent photography".
Proseguiamo con un incontro ravvicinato tra una Cincia bigia e una Cinciallegra:
F/7,1, 1/1000 sec. e 2000 ISO.
Andiamo avanti con una Cincia bigia, comunissima anch'essa:
Sempre con il 300 mm, ma stavolta a 9000 ISO, f/8 1/3200 sec.
Per cercare un po' di dinamismo con cielo coperto e nevicata in corso bisogna salire con la sensibilità, ma ho anche chiuso parecchio il diaframma per avere più profondità di campo. Metto un ritaglio al 100% di una zona fuori del campo di messa a fuoco per gli amanti del pixel-peeping:
tenete presente che siamo a 9000 ISO.
Il tempo di prendere una tazza di thè caldo ed ecco riapparire il Picchio muratore:
25600 ISO, f/9, 1/2500 sec.
trovo interessante come un certo livello di dettaglio sia sempre mantenuto dal sensore, come si evince dal particolare che segue:
dove si distinguono chiaramente le gocce di bagnato sul capino della Cincia.
Altri esempi a 25600 Iso:
Tornando a sensibilità più umane...
ISO 500
Veniamo adesso al 500/4, utilizzato in una giornata con bella luce, anche se all'inizio la scena era un poco in ombra (soggetti ovviamente più distanti):
f/8, 1/1800 sec., iso 4000.
Ottica favorita in tantissime occasioni, non troppo lungo, non troppo corto, non troppo pesante, trasportabilissimo anche in escursioni in montagna purchè non troppo lunghe o impegnative.
Ho provato anche con quest'altra configurazione di autofocus, e cioè Auto-Area AF (animal), ma in questa modalità, oltre alla confusione dei quadrati rossi che si spostano velocemente in campo sono stati molti gli errori di messa a fuoco. Bocciato al momento ma mi riprometto di testarlo con più calma, su soggetti in volo e più lenti e prevedibili.