domenica 21 settembre 2014

Oslo, capitale vichinga. (parte I)

Veduta della città dai bastioni dell'Akershus Slot

Oslo, il significato della parola è ancora non del tutto chiaro, si pensa che derivi dalle parole Ås "divinità", e lo, "pascolo", quindi il pascolo degli dei.


Arriviamo nella capitale norvegese che è ormai pomeriggio tardo, ma non possiamo rinunciare a una passeggiata con il crepuscolo incombente, anche solo per farci una prima, superficiale idea di cosa ci potrà riservare la città nei prossimi giorni.
Ci incamminiamo quindi verso il Palazzo Reale, Kongelige Slot.


Basta poi seguire la via principale, la Karl Johans Gate,



per imbattersi in una serie di edifici e monumenti che costituiscono il cuore del centro storico, dal Palazzo dell’Università,


a una serie di incantevoli, antiche piazze, 




Passando davanti al Municipio (Rådus), dove ogni anno avviene la consegna del premio Noble per la pace.


Costeggiando il mare lungo l'Oslofjiord,



Fino ad arrivare in vista della fortezza dell' Akershus, eretta sul finire del XIII sec.


Il mattino dopo, una giornata soleggiata, col cielo solcato da numerose ma pittoresche nuvole, passiamo accanto al porto, da dove partono le numerose navi dirette a crociere ed escursioni.





Al porto, dal produttore al consumatore.

Saliamo sulle strutture difensive della Akershus...

 Da dove si domina la città.

Oslo ha avuto una vita travagliata, come quasi tutte le capitali europee. Distrutta da un incendio nel 1624 e ricostruita in una nuova posizione sulla baia vicino alla Fortezza da re Cristiano IV il quale diede il suo nome alla città: Christiania (in un secondo momento la città fu chiamata Kristiania). 
L'uso del nome originale Oslo fu ripristinato solo nel 1925.
(Fonte: Wikipedia)



...continua....







Nota tecnica: le fotografie di questo articolo sono state scattate con DSLR Nikon D800E e 24/70 f2,8 AFS G, 17/35 f2,8 AFS e 50 f1,2 AIS.

































giovedì 18 settembre 2014

NIKKOR 600 F/4 AFS VR G N: L'ULTIMA META (PARTE II).



NIKKOR 600 F/4 AFS VR G N: L'ULTIMA META  (PARTE II).

Il capitolo stativi: Tripods

Prima di iniziare a utilizzare il Nikkor 600 mm in maniera seria, ho dovuto riprogettare da capo tutto il sistema di supporti su cui piazzarlo, dal treppiedi alla testa (già lo sapevo da prima); sono perciò passato dal Gitzo serie 3 al serie 5, le differenze tra i due potete vederle qua sotto (a sinistra il GT5542LS con testa basculante Photoseiki, a destra il GT3541LS con testa a sfera Benro B-3).



Confronto di gambe, a sinistra il serie 3 a destra il 5.


Si tratta di due modelli della serie Systematic, cioè quella senza colonna centrale, (disponibile come optional), il serie 5 ha maggiori dimensioni delle gambe, una maggiore altezza tutto esteso e il peso varia di conseguenza, anche se il carbonio la fa da padrone. Parliamo sempre di un peso di 2,8 kg, che sale a 4 kg. se ci aggiungiamo una testa basculante.
Il GT5542LS è il classico treppiede da postazione fissa, da utilizzare quando ci si reca ad esempio in un'oasi, o in tutti quei luoghi dove c'è poco da camminare, lo sconsiglio vivamente per escursioni impegnative, dove il serie GT3541LS è semplicemente imbattibile.
Poi si è presentato il problema del tipo di testa da utilizzare, dopo alcune prove con la Benro, e non disponendo di un'Arca Swiss B1, ho optato per la testa basculante della Photoseiki (già recensita in un mio precedente articolo), una soluzione ottima e che presenta l'indubbio vantaggio di una ottima disposizione dei pesi. Inoltre, all'occorrenza si può "guidare" tutto il sistema accompagnandolo con una sola mano, senza timore di vedere inclinarsi pericolosamente il tutto da un lato.

La testa basculante nasce per tutte quelle applicazioni che necessitano di avere l'ottica perfettamente bilanciata, di muoverla velocemente, senza perdite di tempo e senza rischi di rovesciare tutto, e di seguire soggetti in movimento rapido.
Quindi eventi sportivi e fotografia naturalistica di soggetti molto mobili.



Tecniche di utilizzo: riporto qui un insieme di "regolette" che riguardano l'uso sul campo, quell'insieme di accortezze da usare per cercare di eliminare il nemico numero uno della fotografia con lunghi fuochi: il micromosso. Le seguenti note si applicano all'uso con qualunque supertele su testa basculante, e comunque con tutte le ottiche di un certo peso e di una certa lunghezza focale. 
Si tratta di piccole scoperte fatte in anni di prove, errori, frequentazione di siti e persone preparati, scambi di impressioni con altri fotografi. Molti di voi sorreideranno perchè saranno scontate, per altri, magari prinicipianti, potrebbereo essere utili a partire col piede giusto.
    • prima di tutto, bisogna bilanciare l'ottica sulla testa a culla, per ottenere questo si allenta la vite che regola l'altezza della slitta (illustrata sotto):


    e si sposta fino a quando il centro del barilotto del teleobiettivo non è perfettamente allineato con l'asse della manopola principale, come esplicato sotto:



      • se i soggetti sono fermi o poco mobili, procedo serrando la manopola della Photoseiki, non completamente, ma con un certo grado di sforzo; se intendo usare tempi lenti, in questo caso inserisco il VR modalità Tripod, anche per tempi fino a 1/500 sec., se più veloci lo disinserisco. 
        • se il "bersaglio" si muove, la testa a bilanciere va poco frizionata, bisogna poter seguire il movimento in maniera fluida.la raffica di 4 o 5 scatti è raccomandabile per me, visto che le odierne fotocamere ne dispongono, usiamola.
        • La manopola sul barilotto dell'obiettivo che consente la rotazione dell'anello di attacco al treppiede, va mantenuta sempre allentata, si può così passare da una inquadratura orizzontale a una verticale e viceversa in un lampo, ma anche quando si segue un animale che si sposta si fanno sempre dei microaggiustaggi per tenere in bolla l'inquadratura.
        • per aumentare la stabilità dell'insieme fotocamera-obiettivo,  soprattutto nell'uso con tempio davvero lenti, utilizzo del VR a parte, ci sono diversi sistemi, alcuni tengono la mano sinistra impugnata sulla piastra di attacco al treppiede, altri piazzano sacchetti di sabbia sopra il barilotto dell'obiettivo; io solitamente appoggio il braccio sinistro sul tele e lascio che l'effetto peso dello stesso stabilizzi il tutto. La maggior parte dei fotografi naturalisti che incontro utilizzano quest'ultimo metodo.
        • tutte queste accortezze saranno inutili se ci si ostinerà a fotografare passeri a 20 metri di distanza, o aironi a 80 metri; bisogna sempre tenere presente che l'umidità, il pulviscolo presenti nei vari strati d'aria che ci separano dal nostro soggetto sono responsabili molto spesso della scarsa nitidezza dell'immagine finale. Quindi meno aria mettiamo tra noi e il nostro soggetto meglio è, se si fa della fotografia documentativa va bene, altrimenti meglio lasciar perdere e limitarsi all'osservazione. 
        • provare e riprovare, col tempo ognuno di noi troverà il suo insieme di set-up, che si affina sul campo con prove ed errori.


        Il Beanbag

         un esempio di bean bag a costo quasi zero.


        Letteralmente "sacchetto di fagioli", spesso è l'unico modo per appoggiare un teleobiettivo assorbendo ogni genere di vibrazioni, situazioni comuni sono lo scattare dall'automobile, oppure dal capanno quando non c'è spazio per il treppiede tra le feritoie e il sedile del fotografo, come nel caso evidenziato sotto:

        Lo utilizzo anche molto dall'automobile, anche se, dato il sempre più elevato numero di fotografie dall'auto che mi ritrovo a fare ogni primavera ed estate, sto considerando seriamente l'acquisto di una piastra di questo tipo:
        Vi terrò informati se deciderò di prenderla...

        Un'ottica quasi definitiva, con l'eccezione di quell'800 mm AFS VR pure lui, nato da poco, campione di focale ma anche di leggerezza, e che rimane un sogno proibito.

        lunedì 1 settembre 2014

        Il Martin Pescatore...secondo me...



        Un piccolo siluro azzurro metallizzato sfreccia velocissimo lungo la sponda del torrente, così rapido che lo sguardo fatica a seguirlo.
        E' un'arma letale, un predatore instancabile e attento.




        Certo. coglierlo al decollo non è facilissimo, ma nemmeno impossibile, basta prevedere la partenza (facile, come no...).
        Ma spesso lo sfondo è infestato di canne, inguardabile.
        Senza contare le volte in cui se ne va dalla parte opposta...

        O magari è troppo lontano...



        capita anche che le cose vadano bene, ogni tanto...


        Ma il più delle volte lo si ritrae in posizione statica...



        Qui era un mattino prestissimo, era in pieno controluce, peccato perchè era davvero molto vicino.




        questo è un ritaglio che regge comunque benissimo una stampa A3.



        Questa sequenza ritrae due maschi che si fronteggiano, per questioni territoriali (?)







         Guardingo e attento...qualcosa lo ha eccitato, la codina è rivolta all'insù.



        Oppure rilassato e tranquillo che si gode le ultime luci della sera..



        Questa è una delle mie ultime foto, mi è piaciuta per la luce calda della sera, e per la posizione di questa femmina che mi ha permesso di avere a fuoco dal becco alla coda.