NIKKOR 600 F/4 AFS VR G N: L'ULTIMA META (PARTE II).
Il capitolo stativi: Tripods
Prima
di iniziare a utilizzare il Nikkor 600 mm in maniera seria, ho dovuto riprogettare da capo tutto il sistema di supporti
su cui piazzarlo, dal treppiedi alla testa (già lo sapevo da prima); sono perciò passato dal
Gitzo serie 3 al serie 5, le differenze tra i due potete vederle qua
sotto (a sinistra il GT5542LS con testa basculante Photoseiki, a destra
il GT3541LS con testa a sfera Benro B-3).
Confronto di gambe, a sinistra il serie 3 a destra il 5.
Il GT5542LS è il classico treppiede da postazione fissa, da utilizzare quando ci si reca ad esempio in un'oasi, o in tutti quei luoghi dove c'è poco da camminare, lo sconsiglio vivamente per escursioni impegnative, dove il serie GT3541LS è semplicemente imbattibile.
Poi si è presentato il problema del tipo di testa da utilizzare, dopo alcune prove con la Benro, e non disponendo di un'Arca Swiss B1, ho optato per la testa basculante della Photoseiki (già recensita in un mio precedente articolo), una soluzione ottima e che presenta l'indubbio vantaggio di una ottima disposizione dei pesi. Inoltre, all'occorrenza si può "guidare" tutto il sistema accompagnandolo con una sola mano, senza timore di vedere inclinarsi pericolosamente il tutto da un lato.
La testa basculante nasce per tutte quelle applicazioni che necessitano di avere l'ottica perfettamente bilanciata, di muoverla velocemente, senza perdite di tempo e senza rischi di rovesciare tutto, e di seguire soggetti in movimento rapido.
Quindi eventi sportivi e fotografia naturalistica di soggetti molto mobili.
Tecniche di utilizzo: riporto qui un insieme di "regolette" che riguardano l'uso sul campo, quell'insieme di accortezze da usare per cercare di eliminare il nemico numero uno della fotografia con lunghi fuochi: il micromosso. Le seguenti note si applicano all'uso con qualunque supertele su testa basculante, e comunque con tutte le ottiche di un certo peso e di una certa lunghezza focale.
Si tratta di piccole scoperte fatte in anni di prove, errori, frequentazione di siti e persone preparati, scambi di impressioni con altri fotografi. Molti di voi sorreideranno perchè saranno scontate, per altri, magari prinicipianti, potrebbereo essere utili a partire col piede giusto.
- prima di tutto, bisogna bilanciare l'ottica sulla testa a culla, per ottenere questo si allenta la vite che regola l'altezza della slitta (illustrata sotto):
e si sposta fino a quando il centro del barilotto del teleobiettivo non è perfettamente allineato con l'asse della manopola principale, come esplicato sotto:
- se i soggetti sono fermi o poco mobili, procedo serrando la manopola della Photoseiki, non completamente, ma con un certo grado di sforzo; se intendo usare tempi lenti, in questo caso inserisco il VR modalità Tripod, anche per tempi fino a 1/500 sec., se più veloci lo disinserisco.
- se il "bersaglio" si muove, la testa a bilanciere va poco frizionata, bisogna poter seguire il movimento in maniera fluida.la raffica di 4 o 5 scatti è raccomandabile per me, visto che le odierne fotocamere ne dispongono, usiamola.
- La manopola sul barilotto dell'obiettivo che consente la rotazione dell'anello di attacco al treppiede, va mantenuta sempre allentata, si può così passare da una inquadratura orizzontale a una verticale e viceversa in un lampo, ma anche quando si segue un animale che si sposta si fanno sempre dei microaggiustaggi per tenere in bolla l'inquadratura.
- per aumentare la stabilità dell'insieme fotocamera-obiettivo, soprattutto nell'uso con tempio davvero lenti, utilizzo del VR a parte, ci sono diversi sistemi, alcuni tengono la mano sinistra impugnata sulla piastra di attacco al treppiede, altri piazzano sacchetti di sabbia sopra il barilotto dell'obiettivo; io solitamente appoggio il braccio sinistro sul tele e lascio che l'effetto peso dello stesso stabilizzi il tutto. La maggior parte dei fotografi naturalisti che incontro utilizzano quest'ultimo metodo.
- tutte queste accortezze saranno inutili se ci si ostinerà a fotografare passeri a 20 metri di distanza, o aironi a 80 metri; bisogna sempre tenere presente che l'umidità, il pulviscolo presenti nei vari strati d'aria che ci separano dal nostro soggetto sono responsabili molto spesso della scarsa nitidezza dell'immagine finale. Quindi meno aria mettiamo tra noi e il nostro soggetto meglio è, se si fa della fotografia documentativa va bene, altrimenti meglio lasciar perdere e limitarsi all'osservazione.
- provare e riprovare, col tempo ognuno di noi troverà il suo insieme di set-up, che si affina sul campo con prove ed errori.
Il Beanbag
un esempio di bean bag a costo quasi zero.
Letteralmente "sacchetto di fagioli", spesso è l'unico modo per appoggiare un teleobiettivo assorbendo ogni genere di vibrazioni, situazioni comuni sono lo scattare dall'automobile, oppure dal capanno quando non c'è spazio per il treppiede tra le feritoie e il sedile del fotografo, come nel caso evidenziato sotto:
Lo utilizzo anche molto dall'automobile, anche se, dato il sempre più elevato numero di fotografie dall'auto che mi ritrovo a fare ogni primavera ed estate, sto considerando seriamente l'acquisto di una piastra di questo tipo:
Vi terrò informati se deciderò di prenderla...
Un'ottica quasi definitiva, con l'eccezione di quell'800 mm AFS VR pure lui, nato da poco, campione di focale ma anche di leggerezza, e che rimane un sogno proibito.
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