domenica 28 luglio 2013

AF-S NIKKOR 500 mm f/4G ED VR N: appunti, impressioni, sensazioni.








Una foto scherzosa che ritrae il tele comparato all'obiettivo più piccolo (come dimensioni),  proposto da Nikon, il 45 f/2.8 AIS-P.


  



Dopo anni di 300 mm f2.8 sono approdato a questo supertele, anche se prima ho posseduto la splendida versione AIS-P dotata di CPU, e in questa mia scelta, ponderata a lungo, sono intervenuti diversi fattori, quali la presenza di un autofocus veloce e preciso e la dotazione di un sistema VR di seconda generazione, la relativa leggerezza,  la robustezza costruttiva dell'obiettivo che lo rende in grado di sopportare condizioni di impiego anche gravose.
Il 500 mm rappresenta la scelta di molti fotonaturalisti, anche per il peso e gli ingombri non eccessivi, se paragonati a un 600 mm; la sua manovrabilità a mano libera rappresenta un'ulteriore buona carta da giocare.

Premesso che questa non è una lente concepita per fotografare da lunghe distanze gli animali (così come non lo è nessun teleobiettivo), dopo circa due anni di utilizzo mi sono trovato ad utilizzarla prevalentemente tra i 5 e i 20-30 metri al massimo. Oltre tali distanze di norma non scatto, o se lo faccio è solo per documentazione. E' bene tuttavia ricordare che questa classe di supertele è ottimizzata per avere una resa ottima anche su lunghe distanze (Seeing e umidità dell'aria permettendo). Questa caratteristica risulta utile per attività fotografiche che implicano ad esempio l'osservazione di nidi da distanza di sicurezza oppure il monitoraggio della fauna all'interno di aree protette (i guardiaparco del Gran Paradiso compiono osservazioni dei nidi utilizzando focali lunghe moltiplicate 2x).


Le dimensioni: 



 Obiettivo senza paraluce: lunghezza cm.40,5


 Obiettivo con paraluce esteso: lunghezza cm.55,5


 Con paraluce retratto: lunghezza cm.41





Con cappuccio in neoprene (optional, circa venti euro) e con cappuccio di protezione Nikon, il cappuccio in neoprene è molto meno voluminoso e protegge bene la lente frontale.

 Il peso: 3880 gr.
Con un corpo simil-D3 arriviamo a gestire un peso di kg.5,32.


Particolare della ricca pulsantiera, da sinistra a destra:


-    Selettore Autofocus-Manual Focus (la posizione da me utilizzata sempre è A/M)
-   Selettore range di distanza autofocus, spesso lo utilizzo in posizione infinito - 8m., specie con uccelli di piccole dimensioni,in questo caso la rapidità dell'autofocus aumenta.
-    Selettore del VR, Normal (da me normalmente utilizzato), e Tripod.
-    Selettore Memory Recall, per il richiamo del punto di fuoco, comodissimo ma ancora non lo uso molto, tornerò su questo argomento.
-    Selettore beep acustico, sempre disattivato per quel che mi riguarda.
Credo che se i comandi fossero stati un po' più grandi la manovrabilità con i guanti ne avrebbe giovato, alcuni selettori sono davvero troppo piccoli.

L'attacco treppiede:
le dimensioni della staffa sono generose, fin troppo. Per evitare vibrazioni indesiderate l'ho smontata e l'ho sostituita con quella per monopiede (in dotazione), a quest'ultima ho poi fissato una piastra con attacco Arca Swiss (l'alternativa era ordinare negli USA la costosa staffa ribassata della Really Right Stuff;).




Il trasporto sul campo:
Il mio impiego avviene soprattutto da postazione fissa, su treppiedi (attualmente uso con soddisfazione un GITZO GT 3541 LS anche se mi piacerebbe provare un upgrade alla serie 5), e adoperando una testa basculante della  Photoseiki, e non sono rare le volte in cui lo trasporto a spalla nel suo zaino in montagna o per i boschi.
A proposito di zaini, ne utilizzo due, un Lowepro Lens Trekker 600 AW II che consente il trasporto del teleobiettivo con paraluce retratto, cappuccio di protezione in neoprene e corpo macchina con ingombri tipo D3 già innnestato. Nella tasca anteriore ci trova posto il moltiplicatore e un secondo corpo macchina, oppure acqua e cibo; Non è adatto per lunghe camminate non essendo concepito per tale uso, anche se è piuttosto confortevole.



Il Lens Trekker 600 AWII sul campo...
  Utilizzo anche un Lowepro Photo Trekker Classic più piccolo per spostamenti più lunghi, il 500 mm ci sta a pennello (non avanza un mm.), senza tuttavia fotocamera innestata (quella ci sta in uno scomparto a fianco).

Il comportamento ai vari diaframmi:

Liscio: lo uso prevalentemente a f/4 e f5.6, ma già a f/4 è dotato di nitidezza superlativa, che diventa eccellente a f/5.6 fino a f8. Non vi sono grandi differenze, al mio occhio almeno, e sui miei soggetti, tra f/8 e f/11 e mi capita raramente di doverlo usare chiuso oltre tale valore.
Metto alcuni scatti ai due diaframmi maggiori, quelli che uso nella quasi totalità dei casi.

 
A f/4:







 Chicca, D3s, ISO 2000 1/500 sec., mano libera.


 Cincia sotto una nevicata, D3x, 1/500 sec. ISO 500, bean bag.


 Germano, D3s, 1/3200 sec. ISO 400, treppiedi.

A f/5.6:




 Cavaliere d'Italia, D3x, 1/640 sec. ISO 320, bean bag.




 Erba del mio prato dopo la pioggia, D3s, 1/1250 sec. ISO 5000, mano libera.




 Anatra mandarina, D3s, 1/1000 sec. ISO 400, treppiedi.




 Tarabusino, D3s, 1/1250 sec. ISO 2000, bean bag.



 Un esempio a diaframmi chiusi: 

 Monza, prove libere, D3, f10, 1/640 sec, ISO 200, treppiedi, da dietro la recinzione d'acciaio.


Vignettatura: sicuramente visibile a f/4, per poi annullarsi chiudendo uno stop, uno scatto di esempio a TA. La vignettatura per me è  un non-problema, nel senso che non ne inserisco il controllo sui miei corpi macchina, né la correggo in post. La trovo addirittura creativa, tuttavia non la aumento né la riduco mai. Questione di gusti.





Cormorano, D3s, f/4, 1/1000 sec. ISO 400, treppiedi.

 Questa è una situazione limite, da me appositamente ricercata, sullo sfondo azzurro del cielo si nota molto di più, se si osservano gli altri scatti a f/4 è presente ma non infastidisce troppo.




Moltiplicato: con il TC 14 EII, conviene chiudere a f7.1-f8 per avvicinarsi alla nitidezza che si avrebbe a  f5,6 senza moltiplicatore. La perdita di nitidezza è davvero minima.
Alcuni esempi:


 Airone cenerino D3x, f/5,6, 1/2500 sec. ISO 640, treppiedi.



 Cavaliere d'Italia D3x, f/5,6, 1/2000 sec. ISO 1000, treppiedi.





Passera scopaiola D3x, f/6,3, 1/800 sec. ISO 320, mano libera.


 Svasso giovane D800E, f/7,1, 1/2000 sec. ISO 800, treppiedi.


Duplicato: il TC 20 EIII è una soluzione d'emergenza, molti considerano le immagini ottenute con questo abbinamento non accettabili, e io sono d'accordo in linea di massima per tutto ciò che si trova oltre una certa distanza, ma se il soggetto è molto vicino ( e sottolineo molto) lo si può usare mantenendo una buona qualità in alcuni casi; se possibile meglio chiudere a f/10 - f/11.Metto di seguito un paio di esempi:


                      
 Tuffetto, D800E, 1000 mm, 1/500 sec., f/10, ISO 1600 , treppiedi.





Libellula in volo, D800E, 1000 mm, 1/500 sec., f/10, ISO 1250, mano libera.      
      

 Sulla qualità di questa accoppiata non mi pronuncio, lascio giudicare ai miei tre lettori.
Apro però una piccolissima digressione per esternare un mio pensiero, e cioè che le ultime lenti prodotte, abbinate ai nuovi TC (il nuovo 20 E III ha una lente asferica), ma soprattutto ai nuovi sensori abbiano notevolmente alzato l’asticella della qualità.
L'aggettivo "inguardabile" si può riferire ai vecchi TC con sensori della scorsa generazione, oggi non è più così, si è passati in molti casi da inguardabile ad accettabile. Dipende comunque da quanto è vicino il soggetto. E' un'opinione personale e come tale prendetela. Fine digressione.

In sintesi, nato per essere utilizzato senza moltiplicatori tutte le volte che si può (ovvio),  devo anche dire che sopporta tranquillamente il TC14, e in tantissime situazioni lo utilizzo con questo set-up con notevole soddisfazione.
Il TC20 EIII, che pure è l'ultima versione, rimane una soluzione d'emergenza.

Il VR: il meccanismo VR è azionato da un anello che si aziona abbastanza facilmente con pollice e indice della mano sinistra, cade esattamente alla giusta altezza. Memore dei famigerati anelli a rotazione per l'inserimento dell'autofocus che così spesso si rompevano (e si rompono) sui barilotti dei vari 200 AFD Micro, 80-200 f2,8 bighiera, 28 f1,4 AFD, avrei forse preferito un normale interruttore switch.
Lo utilizzo poco, dal momento che uso l'ottica fissa su treppiede al 95% e con tempi sempre piuttosto veloci, ma consente scatti al limite.

                  A media distanza:  Ghiandaia f/5,6 ISO 800 1/60 sec., mano libera.



 Non ho mai utilizzato finora il VR in modalità tripod, non ho pertanto esempi da proporre ma mi riprometto di condurre alcune prove in futuro.

Per concludere, lo sfuocato:

molto piacevole, e anche se non raggiunge le vette dello sfocato di un mediotele da ritratto risulta davvero notevole.


                Martino maschio, D3s, f/4, 1/3200 sec. ISO 400, bean bag.






 Infiorescenza, D3x, f/5.6, 1/400 sec. ISO 500, treppiedi. 


Avvertenza; tutte le foto di questo articolo non sono ritagli, eccezion fatta per quelle raffiguranti l'obiettivo. I files NEF sono stati aperti con LR4 e convertiti in JPEG senza ulteriori modifiche.
Molte sono immagini d'archivio, ma alcune foto sono state scattate appositamente per questa recensione (cormorano in volo per la vignettatura, martino su sfondo sfocato, germano.).

Grazie a chi ha avuto la pazienza di seguirmi fin qui.


lunedì 22 luglio 2013

TESTA A BILANCIERE PHOTOSEIKI modello TB-101 (W il made in Italy!)




TESTA A BILANCIERE PHOTOSEIKI modello TB-101 (W il made in Italy!)


 
Da alcuni anni le teste basculanti sono diventate protagoniste nella fotografia naturalistica.
Sono meno macchinose delle teste a sfera, meglio controllabili e lasciano le mani libere di dedicarsi alla ripresa.
Una volta presa dimestichezza ci si accorge di quanto sono comode.
Lo scotto si paga in termini soprattutto di ingombri di tutto il complesso.

Io utilizzo il modello made in Italy della Photoseiki, e dopo tre anni di utilizzo con mastodontici tele non posso che parlarne bene.
Vediamone i dettagli:

Altezza: 270 mm.
Larghezza: 220 mm. (escluse manopole)
Peso: 1.450 grammi. (dato importante questo)



Il complesso è costituito da un blocco di alluminio (ergal) anodizzato, con una finitura eccellente, dopo un uso continuativo ma attento, la superficie è tale e quale come quando l’ho acquistata. Da notare che la lavorazione è fatta di macchina utensile, non di stampo.
Il braccio principale, che sorregge tutto il sistema è ricavato da un unico blocco, e lavorato a partire dal pieno, le parti lavorate in profondità sono state fatte, credo, per alleggerire il peso complessivo (vedere foto sotto).

Viene fornita in una pratica valigetta imbottita con le istruzioni e le chiavi per eventuali smontaggi, o sostituzioni. E’ già pronta per l’uso, non bisogna montare niente.

I comandi sono in tutto quattro, esaminiamoli uno per uno:
1)la vite di serraggio per il movimento di rotazione dell’intero sistema, qui secondo il mio parere di metalmeccanico , hanno fatto un lavoro eccezionale sul cuscinetto, un piccolo capolavoro di resistenza e solidità. 





2)la comoda manopola con vite del movimento basculante, interessante la soluzione che adotta un disco in ferodo, basta un leggero tocco per serrare solidamente il tutto, precisione meccanica di livello molto elevato.


 particolare del disco in ferodo
3)la “culla” dove viene alloggiato l’attacco del teleobiettivo, dotata di vite di serraggio, anche questo molto sicuro (si tratta di un punto critico, l’ottica non deve scivolare, pena grossi guai) e realizzato con cura.


4)la regolazione in altezza della culla, ero sempre restio ad utilizzarla perché penso che innalzando il baricentro del sistema si inneschino vibrazioni pericolose, comunque è un comando che c’è e fa bene ad esserci, non sempre si possono alzare le gambe del treppiede.

Nota: mi è stato giustamente fatto notare che 
La regolazione in altezza della culla serve per posizionare il centro dell'obiettivo esattamente al centro della manopola con vite del movimento basculante.
Solo così si ottiene un bilanciamento perfetto che permette di posizionare l'obiettivo in qualsiasi punto, dal quale non si sposta di un millimetro senza doverlo tenere.

quando scrissi la recensione non conoscevo bene questo particolare. Segnalo questo a completamento dell'articolo.


Anche con il 600 AFS VR, si possono raggiungere angolazioni impensabili, e soprattutto sicure.










 Particolare della base, visibile il cuscinetto
Come va sul campo?
Personalmente credo che la destinazione d’uso principale di una testa a bilanciere sia l’inseguimento di soggetti in movimento rapido, nel mio caso uccelli in volo, anche a bordo campo sportivo può essere un’arma definitiva, così come per i panning.

Prima di iniziare le riprese, io monto il teleobiettivo trovando la giusta posizione in modo che, lasciando libera la vite di serraggio del movimento basculante e facendo dondolare il tutto, l’asse obiettivo ritorni sempre in posizione orizzontale, questo perchè nei momenti in cui le amni si staccano dall’insieme obiettivo-fotocamera questo rimane fermo, senza inclinarsi pericolosamente in avanti.
Con quanta forza serrare le viti? Dipende da ognuno, io mi regolo così:
Vite 1, serrata un poco, quanto basta per spostare il tutto con minimo attrito, la uso per seguire soggetti in movimento lento, paralleli al fotografo.
Manopola 2, se si fotografa qualcosa di immobile, serrata nella posizione giusta, non c’è bisogno di forzare nulla , una stretta e via. Se invece il soggetto si sposta velocemente  la tengo libera o leggermente frizionata se il movimento è lento.
Vite 3, qui sì che bisogna serrare bene, ma il sistema di bloccaggio è perfetto.
Vite 4, di norma la tengo sempre nella posizione bassa per i motivi descritti sopra, ma ci sono situazioni in cui non c’è spazio per alzare il treppiedi, in questi casi è una benedizione.
Queste sono le mie impostazioni personali, ognuno adotta le proprie in base a molti fattori, con queste regolazioni ho portato a casa molte buone foto, se qualcuno ha da proporre dritte che consentono risultati migliori ce lo dica, qui c’è da imparare di continuo.

Quale cavalletto usare? Uno robusto e stabile, per molto tempo ho utilizzato il manfrotto 055 XPROB con soddisfazione, poi sono passato ai Gitzo serie 3 e 5, attualmente sta in pianta stabile sul serie 5. Con massima soddisfazione. La monto sul serie 3 quando devo fare lunghe camminate, anche se per ragioni  di ingombro (non di peso), tendo a preferire la testa a sfera.

La testa montata su Gitzo serie 5

Tutto bene dunque?
Si, se proprio devo trovare un difetto lo trovo nell’ingombro complessivo, ma non è un problema della Photoseiki, è un dato di fatto di questo tipo di testa, di qualunque marca essa sia.
Io tengo la staffa orientata con i comandi a portata della mano destra.

Posso dire la mia se dopo tre anni di utilizzo frequente non ho riscontrato nessun cedimento, nessun gioco, nessuna rottura.
 Ancora oggi mi stupisco della dolcezza con cui si manovra il tutto, anche con un solo dito! Applauso ai progettisti.
uno scatto a 1/60 sec. con 600 mm e TC14EII (850 mm focale), distanza siderale, Gitzo serie 3 e Photoseiki.

domenica 21 luglio 2013

Fiori di Montagna

Fiori di montagna...
Pubblico di seguito le immagini di fiori che mi hanno particolarmente colpito durante le mie camminate in montagna.
L'identificazione è sempre cosa ardua per un profano come me, se qualcuno passasse da queste parti e volesse correggere le mie indicazioni gliene sarei grato.

Primulaceae


Primulaceae, 2000 m slm, giugno 2013


Lilium martagon (Giglio martagone), 1800 m. slm, luglio 2013.


Nigritella corneliana (Nigritella di Cornelia Rudio), 1800 m. slm, luglio 2013.




Fioritura a quota 2000 (20 luglio 2013)