sabato 12 aprile 2014

Due passi a Milano con Leica M Type 240 e Monochrom



Una veloce fuga di mezza giornata a Milano, vado a trovare il simpatico staff di NOC, ho da lasciare in conto vendita un po' di ottiche che non uso,  ma prima di partire mi metto in tasca una scheda SDHC.
Perchè so che Watanabe ha le nuove Leica M in demo per chi vuole provarle, e così dopo aver perfezionato le pratiche di conto vendita, attraverso la corte di Via Rovello ed entro nel punto vendita Leica gestito direttamente da Wata.
Riyuichi mi accoglie col suo solito sorriso, discorriamo alcuni minuti, poi mi mette in mano la Leica M Type 240.
"La provo un attimo qui in negozio"
"No, ma che dice, vada fuori, vada in via Dante ci vediamo tra mezz'ora!"


Allora esco in una giornata soleggiatissima e calda, non sono le condizioni ideali per usare una Leica M con un'ottica luminosa, in ogni caso inizio a scattare, prima timoroso, poi sempre più sicuro, bene o male so come si mette a fuoco col telemetro, decido comunque di usare diaframmi quasi sempre aperti, il Summicron Asferico 35 mm  ha una luminosità di f/2, la sensibilità impostata per tutti gli scatti è di ISO 320, in modalità di scatto a priorità dei diaframmi.
Mi rendo conto che tra fotocamera e obiettivo tengo in mano circa 8000 euro, il bollino M rosso è però sapientemente celato sotto un pezzo di nastro adesivo nero, non si sa mai...

Riporto alcuni scatti con post produzione minima, aperti con LR4, ho solo regolato leggermente l'esposizione, non perfettissima per l'imperizia del fotografo.








Ora, i jpeg così ridimensionati possono anche dire poco, senza contare la banalità delle inquadrature,  se però mi soffermo sul file .dng lo trovo davvero straordinario, molto "malleabile" in post, carico di dettagli, latitudine di posa ottima, il recupero dalle zone in ombra è eccezionale.
La fotocamera cade molto bene in mano, anche perchè il mio esemplare ha il grip aggiuntivo, l'ergonomia è efficacissima perchè essenziale, i comandi ridotti all'osso, chi usa fotocamere leica M sa di cosa parlo.

La mezz'ora passa in fretta, rientro e Watanabe mi mette in mano la Leica M Monochrom "Adesso provi questa...", esco di nuovo, stavolta devo pensare in bianconero, stesse impostazioni di prima, 320 ISO di sensibilità, grip aggiuntivo, e via!




un ritaglio della parte centrale del fotogramma precedente, la leggibilità delle incisioni sul basamento della statua a Garibaldi è perfetta. La resa è stupefacente.
 

Ho caricato i files .dng per chi li vuole scaricare, visionare e magari elaborare.
Io sostengo che i files della Monochrom hanno un dettaglio stratosferico, ottima anche la M Type 240, ma avendo la D800E mi ha impressionato meno.
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sabato 5 aprile 2014

Michio Hoshino. Un omaggio.



Michio Hoshino è stato un fotografo giapponese, uno dei migliori dei suoi anni.
Specializzato nel fotografare animali e piante selvatiche, ha lavorato soprattutto in Alaska.







Ho letto le sue imprese sul libro "L'orso Azzurro" dell'americano Lynn Schooler, che fu suo amico e gli fece da guida in diverse spedizioni in Alaska in cerca di soggetti da fotografare.
Un ometto piccolino ma tenace, capace di farsi scaricare da un elicottero in piena tundra artica, con solo uno zaino, sacco a pelo e tenda, e di partire a piedi verso l'ignoto.




Il suo grande amore erano gli orsi, in particolare il grizzly, che fotografò in diverse parti del mondo, fino a incontrare quello che nella penisola di Kamchatka in Russia lo uccise l’8 agosto 1996, all'età di soli 44 anni.
I suoi lavori sono apparsi su tutte le maggiori testate fotonaturalistiche mondiali, e in quegli anni fu giudicato uno dei migliori professionisti.
Per me è un esempio di passione e costanza e grazie a persone come lui ho imparato ad amare sempre di più la natura oltre che a cercare di fotografarla.
Le sue composizioni e la sua ricerca sugli accostamenti di colori sono unici, dovuti alla sua enorme sensibilità, tipicamente giapponese.
I suoi scatti sono una poesia per il cuore e gli occhi.
Utilizzava fotocamere e obiettivi Nikon.

mercoledì 2 aprile 2014

Mese di Marzo nell'Oasi

Marzo è passato, in sordina magari, naturalisticamente parlando potrebbe sembrare un periodo "morto", con le specie svernanti che se ne sono andate e quelle estive che ancora non sono arrivate, eppure qualcosa si muove negli stagni dell'Oasi, a ben guardare qualcosa si vede.
Innanzitutto il 14 del mese viene avvistato il primo Cavaliere d'Italia.
Io ne vedrò un paio di coppie alcuni giorni dopo, si spostano cercando di individuare il luogo giusto dove nidificare. ( a destra la femmina, a sinistra il maschio).

Il Piro-piro piccolo lo avvisto un pomeriggio tardi, con una luce molto bella, calda, avvolgente. Un solo esemplare, ma ho visto anche il compagno volare in lontananza.


Toh, una volpoca! La più grande delle anatre, facilissima da fotografare da pochi metri nel Centro LIPU di Racconigi, ma qui è diverso, sta lontana diverse decine di metri e posso solo sfruttare i suoi voli aspettando che si avvicini.

 Una coppia di aironi si fronteggia.




Mentre le folaghe lottano in lontananza.


Il Beccaccino, molto comune e diffuso, specie d'inverno. Si mimetizza piuttosto bene.


E per finire, un minuscolo (davvero...) spioncello, sul quale conviene spendere due parole in più.
Appartiene all'Ordine dei Passeriformi, famiglia dei Motacillidi, è un nidificante comune sulle Alpi, dove è ben diffuso tra i 1800 e i 2800 m. Spiccatamente terricolo, non si posa praticamente mai su alberi e arbusti, ma rimane sempre a terra posandosi su massi e rocce affioranti. La sua dieta è a base di invertebrati in genere li cattura al suolo, (qui l'ho visto puntare ed inseguire mosche e altri insetti volanti n.d.r.) Nei mesi freddi abbandona i rilievi portandosi al piano e lungo le zone costiere, dove sverna in ambienti sempre molto aperti e umidi.
Fonte: Gli Uccelli delle Alpi - B.Caula - P.Beraudo - M.Pettavino









E' tutto per il momento, un saluto.
Bruno