sabato 30 ottobre 2021

Foliage autunnale.

In questo anno disastroso che non mi ha lasciato quasi spazio per la fotografia, per diversi motivi, ho brutalmente deciso di mandare a quel paese occupazioni e preoccupazioni e di prendermi un sabato pomeriggio per me e me ne sono andato a spasso nel Parco del Marguareis, in cerca di colori autunnali.

Ne ho trovati, eccome se ne ho trovati...il contatto con le atmosfere autunnali è un toccasana per cuore e mente.

                                      Nikon Z6_2, Zeiss 21 f2,8.

 

Da un punto di vista un po' più "tecnico", ne ho approfittato per sgranchirmi le mani con la Z6_2, con lo zoom 24/70 f/2,8, con lo Zeiss 21 mm, e con il 70/200 FL f/2,8. Durante tutta l'escursione li ho alternati sulla z6.2, ottenendo una gamma completa di focali e divertendomi come da tempo non capitava.

Analizziamoli un attimo, uno alla volta.

Il 24/70 f2,8 Z è l'asso nella manica, e non lo definisco tuttofare perchè sarebbe un insulto. Si tratta di uno splendido zoom che sostituisce le equivalenti focali fisse e non le fa certo rimpiangere. 

Io (e non solo io), lo ritengo semplicemente stratosferico, a 24 mm,


come a 70...

 

....passando per le focali intermedie...tipo intorno a 50 mm di focale.


 ..o 40 mm...



Anche lo sfocato a f2,8, sebbene non paragonabile ad altre lenti, aiuta ad isolare abbastanza bene un particolare dallo sfondo:


 e "non male" nemmeno a f/4 (😁)


Insomma, poteva bastare da solo se non avessi cercato qualcosa in più a livello di inquadratura, ma in altre occasioni se la caverebbe benissimo a fare tutto, o quasi.

Concludendo, il miglior 24/70 che abbia mai avuto. Voto: 9,8.


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Ad oggi la focale grandangolare più estrema di cui dispongo è lo Zeiss 21 mm f2,8 Milvus, quando si vuole avere una visuale ancora più ampia...

 
 

 

 

 

 



 Che dire? Nitidissimo da far paura già a tutta apertura (è il suo marchio di fabbrica), preciso nella messa a fuoco anche senza il "pallino" nel mirino, costruito in maniera ineccepibile. Voto: 9,5.
 
 
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E infine, lo zoom tele per eccellenza, il 70/200, nell'ultima versione per baionetta F.
Ne ho avuti tre durante gli anni, e ognuno è sempre stato meglio del precedente.
E non oso pensare a come dovrebbe essere l'ultimissima versione Z...

Ma il mio mi soddisfa pienamente.
 
 
 
 





 

 
 

Prediletto e insostituibile per isolare particolari, i paesaggi migliori si fanno col tele mica con i grandangoli, disse qualcuno...Voto 9,5.

Concludendo...una bella passeggiata di tre ore, da Pian delle Gorre alle cascate del Saut passando per Pian del Creus (i locali capiranno) e ritorno al Pian, 179 foto secondo la statistica di Lightroom, di cui 71 col 24/70, 67 con il 70/200 e 41 con il 21 mm.

 

 

lunedì 30 agosto 2021

Micro Nikkor f3,5 AIS e Nikkor 300 mm f/4 E PF su Z6II nelle fotografie a distanza ravvicinata.

Scrivo questa breve ma spero utile experience sul campo per dimostrare come l'antico e il moderno si possano utilizzare pienamente su una fotocamera mirrorless dell'ultima generazione come la Nikon Z6II.

I professionisti della macro stiano tranquilli, questo scritto non è dedicato a chi sa comporre macro eccelse, piuttosto a chi vuol saperne un po' di più sull'uso pratico di questi strumenti, e spero possa aiutare qualcuno che inizia questo tipo di fotografia a portare a casa qualche buon scatto.

Il vecchio Micro Nikkor f3,5 AIS l'ho acquistato a una modica cifra, usato, alcuni mesi fa e devo dire che anche se non risolve pienamente su un sensore modernissimo come quello delle mirrorless odierne, è comunque un'ottica macro di notevoli prestazioni, piccolo e leggerissimo (240 grammi). 

Prodotto, in versione AI, dal 1977, raggiunge un rapporto di riproduzione pari a 1:2, e raggiunge il rapporto di 1:1 con l'utilizzo del tubo di prolunga PK-13.

Tanto versatile che lo utilizzo anche come ottica normale in diversi altri ambiti.

Ma in questo primo mattino molto nuvoloso di fine luglio l'ho portato in cerca di insetti per qualche foto a distanza ravvicinata. 


Le condizioni meteo potrebbero essere migliori, una spessa coltre di nubi rende obbligatorio alzare un po' gli ISO (troppo per me...)per avere un tempo minimo di sicurezza che ho scelto intorno al 1/40 - 1/60 di secondo a f/8. Questo già la dice lunga sul primo grande e innegabile vantaggio che l'assenza dello specchio comporta: niente sbatacchiamenti e niente vibrazioni. 

Poi il solito immancabile treppiede Gitzo e lo scatto da remoto, dove utilizzo sempre i miei immancabili Pocket Wizard i quali, anche se ingombrano 'na frisa (un briciolo, in dialetto piemontese), sono comodissimi da usare.

Zygaena, a grande distanza...


E poi molto più vicino ( circa 25 cm.)

ISO 1600, 1/60 s., f8. 
 
 
 Un'ape non è rientrata all'alveare e non ha ancora ripreso i suoi ritmi...

ISO 1250, 1/40 s., f8.

Tanto per capirci, queste sono le distanze di lavoro. Si possono ulteriormente ridurre con l'utilizzo di lenti addizionali o tubi di prolunga.
 

 
 
 

 Ovviamente gli anni si vedono e questo macro risulta perdente a confronto sia del 60 micro AFS e ancora più del 60 G (in ambito reflex), per non parlare dell'ultimo 50 micro Z da pochissimo uscito. Ma in ogni caso non sfigura, qui un particolare:
 

 
Riguardo alle distanze di lavoro, è possibile avvicinarsi ancora di più, ma non avevo una slitta micrometrica, e quindi ho dovuto procedere " a spanne".

to be continued....

domenica 14 marzo 2021

Sottobosco di Marzo.

 Preambolo brevissimo: amo andare per boschi. Da quando ero piccolo.

Posso dire di avere imparato quasi ogni sentiero, ogni sasso, ogni albero di una piccola vallata delle mie zone dove sono cresciuto, e dove mio nonno mi fece osservare, a occhi sgranati, più di 40 anni fa, una talpa fare capolino dal suo mucchietto di terra.

Torniamo a oggi. A marzo inizia la primavera, di fatto. Ce ne accorgiamo dal canto degli uccelli, che di colpo si fa sentire con canti e richiami dalle mille tonalità, dalla neve che si scioglie, dai primi tepori. Dal verde vivo che inizia a invadere i prati.

 

Lo si nota anche nei boschi, sebbene di meno, o meglio nel sottobosco, visto che gli alberi sono ancora tutti spogli, ma sul terreno iniziano le prime fioriture. Sono fioriture timide, dominate dalle gialle primule, che spesso fanno la loro comparsa anche ben prima di marzo. Quest'anno, complici le basse temperature, hanno ritardato anche loro.


Questa volta però mi soffermerò a parlarvi di un piccolo fiore, che spesso e volentieri passa inosservato al nostro sguardo perchè così piccolo da restare semisepolto dalle foglie cadute in auttunno, e che eppure punteggia di brillanti colori violetto il terreno del sottobosco, dipingendolo con tenui tonalità di verde scuro bianco e blu-viola. Il suo nome volgare è Erba trinità, quello scientifico Hepatica nobilis e appartiene alla grande famiglia delle Ranunculacee. Si tratta di una pianta lievemente tossica (può provocare dermatiti da contatto).

Il suo periodo di fioritura va da febbraio ad aprile, il mese di marzo è quello migliore per cercarla.

Erba trinità (Hepatica nobilis).
 
 
f/5,6, 1/80 sec. Iso 100
 
In passato era considerata un Anemone, vista la forte somiglainza dei fiori, successivamente  venne considerata come specie a sè stante.
 
f/5,6, 1/125 sec. Iso 100

I fiori hanno un diametro di 2-3 centimetri e la pianta presenta un particolare fusto sotterraneo, detto rizoma, che ogni anno emette radici e fusti avventizi.
 
f/8, 1/25 sec. Iso 100
 
 

f/8, 1/40 sec. Iso 100
 
 In questa occasione, avevo in mente delle foto particolari, volevo privilegiare la sottoesposizione, e fare emergere la forma e il colore del fiore dal "buio" del sottobosco. 
 

f/4, 1/250 sec. Iso 100
 
 

f/4, 1/640 sec. Iso 100
 
 
Per fare questo è tassativo fare le solite cose ovvie (che andrebbero fatte SEMPRE in queste occasioni...), e cioè usare un TREPPIEDE, che possa abbassarsi fino a livello del suolo, lavorare in MANUALE, fissando la sensibilità su un dato valore e lavorando di tempi e diaframmi in funzione del risultato cercato, disporre di un ESPOSIMETRO esterno, utilizzare uno SCATTO REMOTO (anche se la mancanza di specchio nelle mirrorless aiuta molto a contenere le vibrazioni).
 

f/5,6, 1/250 sec. Iso 100
 
 
 
 f/4, 1/125 sec. Iso 100
 
E soprattutto indossare indumenti da battaglia, rassegnandosi al fatto di doversi sdraiare al suolo, di sporcarsi, di scivolare sulle foglie umide, di obbligare il fisico a contorcimenti e slogamenti vari.


 

f/6,3, 1/400 sec. Iso 100.

Variante con fiori bianchi, a dire il vero in tutto il bosco che ho perlustrato ne ho viste solo un paio, contro le centinaia delle altre. f/4,5, 1/250 sec. Iso 100.

 L'ATTREZZATURA UTILIZZATA
 
 
 
Per queste riprese ho utilizzato la Nikon Z6II, e non disponendo di un'ottica macro, ho scelto di impiegare il 300 mm F/4 PF, piccolo leggero e molto performante, mantenendo distanze molto maggiori mi ha consentito di isolare il soggetto dal contesto, consentendomi di ottenere esattamente le foto che volevo.
 
 

La Z6II mi ha soddisfatto pienamente, avevo anche con me la D850 che ho soltanto  utilizzato per le riprese dell'insieme Z6/300 mm, ma ha fatto cinque foto in tutto. 

Quali i vantaggi che ho riscontrato nell'utilizzo? A me piace molto magnificare "con l'occhio a mirino" una porzione ingrandita, utilissima per controllare la corretta messa a fuoco sul fiore, impagabile è poi la possibilità di variare la coppia tempo/diaframma vedendo in anteprima a mirino come verrà la foto, e ciliegina sulla torta il monitor basculabile senza il quale si rimedierebbero solamente fastidiose algie.

La macchina dialoga perfettamente con i miei Pocket Wizard III e IV (quest'ultimo come receiver montato sulla slitta superiore e collegato con cavetto dedicato), utilizzati come scatti da remoto.

La prospettiva è tutto. Purtroppo questi fiorellini hanno un'altezza variabile dai 5 ai 15 cm. Io consiglio sinceramente di usare un treppiede senza colonna centrale (i miei due Gitzo nascono già senza di esse, ma sono concepiti per l'uso con pesanti teleobiettivi), in molti treppiedi è comunque possibile asportare la colonna.

In questo modo è senz'altro possibile abbassarsi di molto sul terreno e unitamente all'effetto tele del 300 mm si scatta veramente a livello altezza fiorellino.





sabato 13 febbraio 2021

Nikon Z6II in capanno su soggetti "nervosi".

 

Una delle fortunate "conseguenze" in cui ci si imbatte quando si inizia a conoscere un nuovo strumento fotografico, sia esso obiettivo piuttosto che fotocamera, è la voglia irrefrenabile di metterlo alla prova laddove si sono sempre avuti buoni risultati con la vecchia attrezzatura, per vedere se si riesce a fare di meglio.

Almeno per me, è così. E quindi in questi ultimi due mesi sono uscito dalla mia "comfort zone", fatta di DSRL come D500 e D850, che mi hanno sempre dato sicurezza e costanza di risultati, e ho fotografato quasi esclusivamente con la nuova Z6II, una novità per me assoluta. 

E' dunque con una certa trepidazione che mi sono appostato per tante ore nel mio piccolo rifugio fatto di attesa, freddo e compagnia di tanti piccoli amici.

I miei due teleobiettivi utilizzati per queste prove, ho utilizzato prevalentemente il 300 mm e occasionalmente il 500mm f/4 E FL ED VR, eccoli qui montati sulla Z6II:






 

 

 

 

 




 

 

 

 

 

 

Come impostazione di messa a fuoco sono andato sul sicuro settando l'autofocus sul classico "Dynamic Area AF" e ho riscontrato (come mi aspettavo) una grande costanza dei risultati nella messa a fuoco.

 

Iniziamo con un Picchio muratore, soggetto comune ma non esattamente "comodo" da fotografare, fa diverse passate in un'ora, ma tra arrivo, prendere un semino e ripartenza passano solo due secondi:

Siamo a 300 mm. per 1/1600 sec., a F/6,3, ISO 2500.

La prima grande comodità che si riscontra è, ovviamente, la totale assenza di rumore di scatto, in caso di ripresa di soggetti selvatici e/o diffidenti questo è un vantaggio impagabile. All'inizio ho usato questa modalità di scatto silenzioso, poi sono passato alla modalità normale, in cui si ode un "click" molto molto sommesso e che non crea nessun fastidio ai soggetti, laddove il suono dell'otturatore di una reflex, nel silenzio assoluto, risuonerebbe come una "fucilata". Attualmente scatto in questo modo, ma solo per appagare il mio orecchio. In queste situazioni è come scattare in silenzioso, in caso di distanze molto ma molto ravvicinate e con altri animali (ungulati ad esempio, più diffidenti), preferibile il "silent photography".

Proseguiamo con un incontro ravvicinato tra una Cincia bigia e una Cinciallegra:


 F/7,1, 1/1000 sec. e 2000 ISO.

 Andiamo avanti con una Cincia bigia, comunissima anch'essa:

Sempre con il 300 mm, ma stavolta a 9000 ISO, f/8 1/3200 sec.

Per cercare un po' di dinamismo con cielo coperto e nevicata in corso bisogna salire con la sensibilità, ma ho anche chiuso parecchio il diaframma per avere più profondità di campo. Metto un ritaglio al 100% di una zona fuori del campo di messa a fuoco per gli amanti del pixel-peeping:


tenete presente che siamo a 9000 ISO.

Il tempo di prendere una tazza di thè caldo ed ecco riapparire il Picchio muratore:

F/8, 1/3200 sec.,12800 ISO.

 

In seguito, venendo ancora meno la luce, mi sono divertito a salire a dismisura con gli ISO, tanto per giocare e vedere cosa saltava fuori:
 
11400 Iso:

 
  25600 Iso:


 25600 ISO, f/9, 1/2500 sec.

trovo interessante come un certo livello di dettaglio sia sempre mantenuto dal sensore, come si evince dal particolare che segue:

dove si distinguono chiaramente le gocce di bagnato sul capino della Cincia.

Altri esempi a 25600 Iso:



Tornando a sensibilità più umane...
 
2500 ISO
 
 
 

 

ISO 800


 

                                                      ISO 500

 

Veniamo adesso al 500/4, utilizzato in una giornata con bella luce, anche se all'inizio la scena era un poco in ombra (soggetti ovviamente più distanti):


                                      f/8, 1/1800 sec., iso 4000.

 




Ottica favorita in tantissime occasioni, non troppo lungo, non troppo corto, non troppo pesante, trasportabilissimo anche in escursioni in montagna purchè non troppo lunghe o impegnative.
 

 f/8, 1/2500 sec., iso 4000.
 

Ho provato anche con quest'altra configurazione di autofocus, e cioè Auto-Area AF (animal), ma in questa modalità, oltre alla confusione dei quadrati rossi che si spostano velocemente in campo sono stati molti gli errori di messa a fuoco. Bocciato al momento ma mi riprometto di testarlo con più calma, su soggetti in volo e più lenti e prevedibili.


 
Solo luci e niente ombre? Naturalmente no,  una cosa la devo segnalare: l'autofocus, in certe situazioni ancora in fase di approfondimento da parte mia, non  così performante.
Intendiamoci: centinaia di scatti consecutivi e tutti a fuoco sono lo standard nelle prestazioni di questa ml, ma lasciatemi spiegare con un esempio: sto fotografando scene come questa
 
 se ad un certo punto decido di spostare la messa a fuoco sull'albero dietro (molto più luminoso della scena che sto riprendendo), la macchina reagisce come mi aspetto molto velocemente:
 ma quando decido di ritornare al primo piano precedente, (più scuro dello sfondo), in alcuni casi l'autofocus va in "freeze" e sono necessari alcuni tentativi prima che riagganci il fuoco correttamente.


 

La conclusione alla quale sono arrivato è che, fatta la tara al fatto che sto utilizzando un'ottica con attacco F e non Z, previo adattatore (fatto che potrebbe rallentare di suo la velocità dell'AF), molto probabilmente quando abbiamo soggetto su sfondo molto chiaro e confuso, ci possono essere problemi. Ho riscontrato questo fatto più volte, non è una tragedia ma potrebbe creare problemi in determinate situazioni. Continuo a studiare questo comportamento, in altri contesti e su sfondi diversi.

Un'ultima postilla riguardante una mia prova di alcune ore con una combinazione ancora non sperimentata, 70/200 2,8 FL, TC14EIII, FTZ.
Scelta motivata dalla necessità di variare rapidamente il campo inquadrato, cosa possibile con lo zoom, allungato all'occorrenza con l'1.4x.

             70-200 FL a 165 mm, TC14EIII, f/6,3, 1/2000 sec. iso 1600

Particolare:
 

 
 
 Concludendo:

PRO: silenziosità, leggerezza, compattezza, autonomia (specie con il battery pack dedicato), solito ottimo menù à la Nikon, tenuta alti ISO, raffica.

CONTRO: problemi dell'AF (con ottiche attacco F), in presenza di sfondi molto luminosi. Necessita di battery pack (MB-N11), se si vuole maggiore autonomia ma soprattutto se si brandiscono teleobiettivi impegnativi, o se si ricorre spesso all'inquadratura verticale.

Sono pochissime informazioni queste, ma in tempi di lockdown diviene difficile trovare le occasioni per spremere a fondo la propria attrezzatura. Non mancheranno altre prove  e necessari approfondimenti in un prossimo futuro.
Posso solo affermare che sono molto esigente in termini di qualità e di affidabilità delle mie attrezzature fotografiche, perchè pur non essendo un professionista, non tollero di essere "piantato sul più bello", ebbene questa mirrorless mi sta convincendo parecchio e se penso agli amplissimi margini di miglioramento di questa tecnologia, possiamo solo aspettarci rose e fiori nel futuro di Nikon.