Si sa che una fotografia,
per essere definita tale, deve essere stampata. Che venga successivamente
esposta o semplicemente custodita in un contenitore, è una scelta personale.
La stampa è il passo
finale, non si può pensare che tutto finisca con una frettolosa condivisione su
un forum o su un social network, dove un domani tutto potrebbe scomparire.
Nemmeno in una archiviazione del file, abbiamo hard disk capienti e affidabili
(?), magari in triplice copia, ma il disastro informatico è sempre in agguato.
Ne consegue che è necessario
imprimere su carta alcune delle nostre foto meglio riuscite, o quelle che
trasmettono a noi un’emozione, che ci ricordano una situazione o un momento da
ricordare.
Stampate sulla giusta
carta e con il giusto metodo, quindi. Ora, il processo di stampa è qualcosa che
ho provato ad approfondire, e sono giunto a una conclusione: se voglio stampe
di qualità meglio lasciar fare a chi è del mestiere. E di gente del mestiere,
lo sappiamo tutti, ne esiste.
Alcuni mesi fa, attraverso
Nikonland, ho potuto conoscere Michele, un artigiano della stampa, tant’è vero
che ha scelto per il suo laboratorio il nome di Slowprint (http://www.slowprint.it/) , quell’aggettivo Slow che contraddistingue, nel frenetico
mondo del “tutto in fretta e subito” ,
una scelta fatta di professionalità, metodo, precisione, lentezza consapevole e
mirata al conseguimento della migliore qualità possibile.
Ci ho messo davvero molto
tempo a decidermi di inviargli i miei files, perché sono uno che scatta sì
tante foto, ma essendo sempre ferocemente critico verso me stesso, scegliere
tra decine di migliaia di immagini, diventa impresa improba.
Durante la fase di
ottimizzazione ci siamo sentiti spesso, Michele e io, e devo ringraziarlo per
la pazienza mostrata verso chi capisce solo alcune cose di post produzione, e
nulla di stampa. I suoi consigli si sono rivelati azzeccati e utili, permettendomi
di vedere aspetti diversi, a partire dalla scelta del tipo di carta (la carta
Fine Art, in una delle sue diverse declinazioni) per arrivare alle dimensioni
di stampa più indicate.
Alla fine, le mie prime quattro
stampe su carta Fine Art baritata Hahnemühle (una 40x70 cm su Matte, e tre su Fine
Art Baryta 325 in formato A2 con protezione Spray) sono qui sul tavolo di
fronte a me e mi viene difficile descriverle, bisogna vederle, per avvertire il
senso di profondità e delicatezza che esprimono.
Le ho osservate da alcuni
metri di distanza. Se ne coglie l’atmosfera generale, i colori, i toni
meravigliosamente pastellati.
Ho provato a inforcare gli
occhiali (eh, l’età avanza…) e mi sono avvicinato a pochi centimetri. Ebbene
tutti i particolari “saltano” fuori in maniera decisa. Non è la stessa cosa di
osservare a monitor al 100%, è diverso, è di più.
Le foto che seguono vorrebbero dare un'idea e non lo possono fare, le metto solo per dovere di completezza a queste righe sperando che Michele non mi tiri le orecchie.
Vedrò di rifarle meglio, magari quando saranno esposte e correttamente illuminate.
Vedrò di rifarle meglio, magari quando saranno esposte e correttamente illuminate.
Grazie Slowprint.
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