domenica 8 febbraio 2015

Le Stampe di Michele Paoli (Slowprint)



Si sa che una fotografia, per essere definita tale, deve essere stampata. Che venga successivamente esposta o semplicemente custodita in un contenitore, è una scelta personale.

La stampa è il passo finale, non si può pensare che tutto finisca con una frettolosa condivisione su un forum o su un social network, dove un domani tutto potrebbe scomparire. Nemmeno in una archiviazione del file, abbiamo hard disk capienti e affidabili (?), magari in triplice copia, ma il disastro informatico è sempre in agguato.

Ne consegue che è necessario imprimere su carta alcune delle nostre foto meglio riuscite, o quelle che trasmettono a noi un’emozione, che ci ricordano una situazione o un momento da ricordare.

Stampate sulla giusta carta e con il giusto metodo, quindi. Ora, il processo di stampa è qualcosa che ho provato ad approfondire, e sono giunto a una conclusione: se voglio stampe di qualità meglio lasciar fare a chi è del mestiere. E di gente del mestiere, lo sappiamo tutti, ne esiste.

Alcuni mesi fa, attraverso Nikonland, ho potuto conoscere Michele, un artigiano della stampa, tant’è vero che ha scelto per il suo laboratorio il nome di Slowprint (http://www.slowprint.it/)  , quell’aggettivo Slow che contraddistingue, nel frenetico mondo del “tutto in fretta e subito” , una scelta fatta di professionalità, metodo, precisione, lentezza consapevole e mirata al conseguimento della migliore qualità possibile.

Ci ho messo davvero molto tempo a decidermi di inviargli i miei files, perché sono uno che scatta sì tante foto, ma essendo sempre ferocemente critico verso me stesso, scegliere tra decine di migliaia di immagini, diventa impresa improba.

Durante la fase di ottimizzazione ci siamo sentiti spesso, Michele e io, e devo ringraziarlo per la pazienza mostrata verso chi capisce solo alcune cose di post produzione, e nulla di stampa. I suoi consigli si sono rivelati azzeccati e utili, permettendomi di vedere aspetti diversi, a partire dalla scelta del tipo di carta (la carta Fine Art, in una delle sue diverse declinazioni) per arrivare alle dimensioni di stampa più indicate.

Alla fine, le mie prime quattro stampe su carta Fine Art baritata Hahnemühle (una 40x70 cm su Matte, e tre su Fine Art Baryta 325 in formato A2 con protezione Spray) sono qui sul tavolo di fronte a me e mi viene difficile descriverle, bisogna vederle, per avvertire il senso di profondità e delicatezza che esprimono.

Le ho osservate da alcuni metri di distanza. Se ne coglie l’atmosfera generale, i colori, i toni meravigliosamente pastellati.

Ho provato a inforcare gli occhiali (eh, l’età avanza…) e mi sono avvicinato a pochi centimetri. Ebbene tutti i particolari “saltano” fuori in maniera decisa. Non è la stessa cosa di osservare a monitor al 100%, è diverso, è di più.

Le foto che seguono vorrebbero dare un'idea e non lo possono fare, le metto solo per dovere di completezza a queste righe sperando che Michele non mi tiri le orecchie.
Vedrò di rifarle meglio, magari quando saranno esposte e correttamente illuminate.

Grazie Slowprint.






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