giovedì 26 settembre 2024

Marionette dimenticate.

 

Camminiamo in un bosco antico, lentamente, assaporandone colori, odori, movimenti furtivi di foglie smosse dalla brezza.

Le nostre scarpe affondano nella terra umida e marroncina, le nostre gambe accarezzano felci altissime, i nostri visi strappano ragnatele invisibili, tese tra le fronde.

Ad un certo punto, dopo una curva del sentiero, appaiono le case fatiscenti del borgo. Un borgo vecchio, abbandonato decenni fa. Un pugno di abitazioni, una chiesa, per quelle poche anime, e un forno per il pane.

Dimenticato quasi, ecco, dimenticato è l'aggettivo giusto. Obliato, scordato.

 




 

 


Sbirciamo tra le finestre rotte, tra le porte frantumate. Dove si può, senza pericolo, si entra.


 
 

Non si tocca nulla, non si sposta nulla, mi chino più volte a cercare le giuste inquadrature, nella penombra assoluta, cercando un raggio di sole che non arriva. 

Tutto pur di non alterare nulla, proprio nulla. In religioso silenzio.





Mi colpiscono le scatole di farmaci abbandonate sui tavoli e sugli scaffali, come se ci fosse stata una fuga precipitosa.

Ed una giacca, lasciata lì, appesa all'anta di un armadio a muro, come una marionetta dopo lo spettacolo.






 

domenica 31 dicembre 2023

Breve storia semplice.

 

Breve storia semplice.
 
Ho trovato questo ritratto, custodito in una piccola cornice, in una vecchia ammuffita valigia, che conteneva anche libri in francese, lettere, cartoline, vecchi libretti d'opera. Valigia appartenuta ad una signora amica di famiglia e vicina di casa, deceduta da tempo, trasmessa in dono a mia madre e che ha dormito in uno sgabuzzino nel sottoscala di casa mia per almeno vent'anni. 
 
Fino a questa primavera, quando ho fatto pulizia e l'ho aperta. Alcuni oggetti erano irrimediabilmente corrotti dal tempo. Ma questa foto era ancora freschissima, con questo sguardo sognante, i lineamenti perfetti, l'illuminazione hollywoodiana (il fotografo sapeva il fatto suo...). Ingrandendo moltissimo la foto, mi sono accorto che le ciglia e le sopracciglia sono state ritoccate a matita.
 
Una foto che avrei voluto fare io. 
 
L'ho messa su uno scaffale della biblioteca, in bella vista, e li rimarrà finchè ci sarò. Non so chi sia la ragazza ritratta, dalla dedica si deduce che il suo nome è Fiammetta, che era un'amica della signora, e che le aveva fatto questo regalo.
 
In calce la data, Novembre 1936.
 
 

 

martedì 12 dicembre 2023

You're missing the point. Sistemi di supporto per obiettivi per utilizzo in capanno.

 

 "You're missing the point", "mancare il punto" dicono gli anglosassoni.

Pratico piuttosto spesso fotografia da capanno, e ho deciso di mettere da parte la mia pigrizia e risolvere un annoso problema che riguarda l’utilizzo di grossi obiettivi. Come tutti, li utilizzo appoggiandoli su un classico beanbag, si punta il soggetto, si scatta la foto e così via. Punto quasi sempre lo stesso rametto o posatoio per alcuni minuti, prima di cambiare inquadratura. Ma tra uno scatto e l'altro, capita che ci si interrompa per prendere qualcosa, bere un sorso di caffè, e staccando la mano dalla fotocamera si perde il punto, missing the point appunto. Il tutto accompagnato da importante esecrazione. 

Occorre in pratica ogni volta riposizionare obiettivo/fotocamera, perdendo spesso scatti importanti.

Non ho inventato nulla, ho semplicemente applicato la soluzione adottata da altri, e nota ai più.

Con qualche piccola miglioria.

Mi sono costruito una base portante dotata di vite da 3/8 di pollice, cioè l'attacco universale per tutte le teste foto/video esistenti. 

Mi sono procurato due pezzi di marmo che già avevo, solidi, spessi e soprattutto pesanti, e li ho forati al centro con una punta da 10 mm praticando un foro cieco, profondo all’incirca la metà dello spessore del marmo. 


Dopodiché è bastato colare nel foro una colla bicomponente e “annegarci” dentro una vite da 3/8 di pollice, reperita in una vecchia ferramenta delle mie parti. Spesa complessiva 5 euro, forse, la colla bicomponente è quella che costa di più . Ho infine inserito un disco di cartone forato al centro allo scopo di aumentare il grip tra il marmo e la base della testa.


 

A questo punto basta avvitare la nostra testa a sfera (o qualsiasi altro tipo di testa, a sfera, basculante o video che sia), et voilà, il gioco è fatto. Più è grande e pesante è il basamento più la stabilità sarà assicurata.


 


 Qui vedete montato il 600 AFS VR, non proprio un peso piuma, con la D850. Naturalmente la testa a sfera deve essere adeguata, in questo caso la Benro B5.

 

Ultima nota: quando parlo di “capanno” intendo strutture fisse, tipo questa, 

 che deve disporre necessariamente di una superficie di appoggio, come una mensola o altra struttura portante robusta e adatta a sostenere carichi importanti, come si può vedere nella foto che segue.



Da ricordare infine che la soluzione adottata non si adatta ai capannini portatili, in quelli bisogna quasi obbligatoriamente utilizzare il treppiede.

 


domenica 9 luglio 2023

Foreste grandi, carnivori grandi (e meno grandi).

 

COMUNICAZIONE DI SERVIZIO: per chi volesse  godere appieno del dettaglio delle foto, raccomando di cliccare sulle immagini, le anteprime che vedete di seguito non rendono al massimo...

 

Tervetuloa. Benvenuto.

E' così che ti salutano i finlandesi, con quel loro sorriso schietto, sincero, che non li abbandona mai. E non solo nei ristoranti, negli alberghi, dove è dovuto e scontato, ma dappertutto, lungo una strada se chiedi un'indicazione, oppure fuori da una fattoria isolata in mezzo a chilometri e chilometri di boschi, interminati e interminabili.

Riassumendo in poche parole, la Finlandia orientale, quella al confine con la Russia, la cosiddetta Carelia, almeno nel periodo in cui ci sono stato, si riassume in  alcune parole: boschi, laghi, boschi, pioggerellina, strade diritte, laghi, una casetta ogni tot chilometri, un po' di sole, boschi, un'auto(!), pioggerellina, strade asfaltate, boschi, laghi, stradine sterrate, boschi, un'altra auto(!).

Eccomi di nuovo qui, un'altra volta, a ripercorrere strade diverse, ma sempre uguali. 

Stavolta l'obiettivo è di fotografare gli orsi, cercando una ambientazione diversa rispetto alle volte scorse. Ma con un po' di fortuna spero di avvistare anche il Lupo e il Ghiottone. Per questo motivo ho scelto il Boreal Wildlife Center di Viiksimo, a un'ora di strada da Kuhmo, dove c'è una maggiore varietà di specie.

 Succederà che fotograferò tutti e tre nella prima notte (ma sarebbe meglio chiamarla giorno) di appostamento in capanno, ed è stata una nottata memorabile. Me ne parliamo dopo. Intanto un po' di informazioni sulla logistica. Solitamente in Finlandia mi organizzo tutto da solo, voli, auto a noleggio, compresi i contatti con la gentilissima Signora Riina che gestisce via mail le prenotazioni sia per Martinselkonen che per il Boreal.

Alcune precisazioni: la giornata tipo del fotografo appassionato di natura che viene fin quassù a osservare e immortalare i grandi predatori del Nord si svolge in questo modo: innanzitutto si pranza alle 15. Alle 16 Kari oppure il suo collaboratore Tommy ti portano nei capanni. Al Boreal ci sono tre posti diversi con diverse ambientazioni, la pianura paludosa (swamp), il lago e la foresta. Io ho fatto due notti in palude e la terza in foresta. Il lago non era frequentato al momento. 

Ti chiudi dentro (cioè, accosti semplicemente la porta...) e rimani lì fino al mattino successivo, dove intorno alle 7 o alle 8 ti vengono a prendere. Nel mezzo ci sono 15 ore elettrizzanti ma stancanti, dove il sonno ti prende e ti lascia, dove non succede nulla per tre ore, poi in dieci minuti accade il finimondo. E tu devi essere pronto. Sei lì per quello, dopotutto. Ti vengono a prendere il mattino e torni alla casa nel bosco, dove ti attende la camera, consumi l'abbondante colazione, poi crolli a dormire qualche ora. Fino al pomeriggio seguente dove si ricomincia. Io dormivo poco e mi ritagliavo un paio d'ore di camminata veloce lungo la strada 9122 che si snoda attraverso boschi e laghi fino a congiungersi con la 912 diretta a Kuhmo.

Scrivevo sopra che la prima notte sono arrivati tutti e tre i signori di cui parlo più sotto. Enormemente più di quanto mi sarei aspettato.

Mi hanno detto che è un evento non raro, ma in ogni modo non comune. Succede ogni tanto, due o tre volte al mese. A me è capitato. "Jackpot!" ha esclamato Kari, quando gli ho "fatto rapporto" il mattino seguente.

La sera successiva, stesso posto, niente lupi, solo due orsi, ma parecchie incursioni del Ghiottone.

La Taiga. Una pianura paludosa, col terreno inzuppato di acqua. Nikon Z6II, 24/70 f2,8 a 24 mm. Z, 1/200 sec. f/5,6, ISO 110.

Capitolo 1: il Re.

Non c'è dubbio, il boss indiscusso è lui, l'Ursus arctos arctos. Non teme nessuno, tranne l'Uomo.

 


 

 

 

Nikon Z9, 500 FL, 1/ sec. f/4, ISO 5000.

Nikon Z6II, 70/200 Z+1,4x, 1/100 sec. f/4,5, ISO 450.

 

Nikon Z6II, 70/200 Z+1,4x, 1/400 sec. f/4,5, ISO 1800.
 
Gli onnipresenti Corvi imperiali.

 


Anche un'Aquila di mare codabianca ha fatto una comparsata.

 
Nikon Z9, 500 FL, 1/250 sec. f/4, ISO 7200.
 

Nikon Z6II, 70/200 Z+1,4x, 1/250 sec. f/4,5, ISO 320.
 
Nikon Z9, 500 FL, 1/1000 sec. f/5, ISO 500.

Quando arriva lui, lupo e ghiottone se la danno a gambe. Non sono dopotutto così stupidi da finire sotto una zampata di quel calibro. Meglio evitare lo scontro.

Ne ho osservati una decina di esemplari diversi in tre giorni, maschi giovani, una femmina col cucciolo ormai grandicello, e anche quello che i locali chiamano "Yogi", un enorme maschio di oltre 300 chilogrammi di peso, distinguibile per alcune cicatrici sul muso.

L'Orso è la specie che quassù al Boreal si è praticamente certi al 100% di osservare. Ed ogni volta che li vedo, è spettacolo puro.


Capitolo 2: il Bello.

 


Nemmeno qui c'è dubbio, il vincitore è il Lupo. Fascinoso, intrigante, elegante, astuto, il gentiluomo della taiga e della foresta. Vaga giorno e notte per chilometri e chilometri in cerca di cibo, con quella sua andatura un po' dandy, attento a tutto quello che si muove intorno a lui.

Un vero fantasma, quella sera me lo sono visto improvvisamente alla mia sinistra, mentre sorseggiavo una tazza di tè, appena fuori dal capanno, in rapido avvicinamento. Quando l'ho visto aveva già afferrato il boccone e se ne stava andando. 

Nikon Z9, 500 FL, 1/640 sec. f/4, ISO 140.

Nikon Z9, 500 FL, 1/640 sec. f/4, ISO 180

 

Da notare come, acquattato sul terreno, il suo pelo si mimetizza piuttosto bene.

Credevo non si sarebbe più fatto rivedere, invece è tornato, più volte. E ho potuto riprenderlo meglio.

Nikon Z9, 500 FL, 1/1000 sec. f/7,1, ISO 800.

 

 

Nikon Z9, 500 FL, 1/640 sec. f/4,5, ISO 160.

Nikon Z9, 500 FL, 1/640 sec. f/5, ISO 220.
 

 

 Nikon Z9, 500 FL, 1/640 sec. f/5, ISO 200.

 

Nikon Z9, 500 FL, 1/1000 sec. f/5, ISO 360.

Nikon Z9, 500 FL, 1/500 sec. f/5,6, ISO 140.


Nikon Z9, 500 FL, 1/640 sec. f/4,5,ISO 200.

 

Nikon Z9, 500 FL, 1/640 sec. f/4, ISO 180.

L'esemplare che mi ha deliziato per una buona mezz'ora con la sua presenza era un giovane maschio. Molto guardingo, i suoi occhi di giada gettavano ogni tanto uno sguardo fugace nella mia direzione, ma sostanzialmente era tranquillo. Se ne andava e veniva, afferrando un boccone ogni tanto e masticandoselo con calma un po' più in là, al limitare degli alberi. E leccandosi i baffi alla fine dello spuntino.

 Nikon Z9, 500 FL, 1/640 sec. f/4,5, ISO 160.

Ogni tanto, cautamente, allungava il naso e annusava qua e là. Per poi mostrare tutta la sua bellezza quando si ergeva col collo allungato per meglio vedere in lontananza.

 Nikon Z9, 500 FL, 1/640 sec. f/4,5, ISO 160.

 Un incontro indimenticabile, straordinario.



Capitolo 3: il Guastafeste. 

 

Vince a mani basse il Ghiottone (Gulo gulo). 

Una specie di folletto, agitatissimo, furbissimo, lestofante. Devo dire che ha attirato subito le mie simpatie.

Si muove rapido, con un'andatura ondulatoria molto simile a quella della faina. Si pietrifica di tanto in tanto col naso in aria o con lo sguardo fisso su un punto, cercando di individuare eventuali pericoli. Si muove veloce, ed è un predatore astuto e spietato. Ha un morso di una potenza devastante, capace di spezzare il femore di una renna.

Le dimensioni sono quelle di un cane di media taglia, o se vogliamo una volta e mezza un tasso. La prima notte si è fatto vivo presto, ma nell'ora più sfortunata, quella del cosiddetto crepuscolo, quelle due orette in cui il sole cala sotto l'orizzonte di pochi gradi, per poi riapparire di nuovo.

Nikon Z9, 500 FL, 1/200 sec. f/4, ISO 25000 (sì, c'era davvero poca luce).

 

Nikon Z9, 500 FL, 1/80 sec. f/4, ISO 9000 (ho rischiato con un tempo lento per poter abbassare gli ISO).


 Estremamente vorace, si nutre praticamente di tutto, la sua dieta principalmente carnea si integra con frutti, bacche, erbe. Naturalmente non disdegna le carogne, che rappresentano sempre una buona fonte di proteine e grassi disponibili senza fatica. Preda spesso e volentieri animali domestici, ma anche cuccioli di lupo, volpi. Ed è in grado di predare cervidi di grandi dimensioni come renne, cervimulo, alci.

Nelle prime due notti in capanno, si è fatto vedere numerose volte, e si è avvicinato davvero tantissimo. Arriva da lontano, correndo nella taiga, e annusando il terreno.

Nikon Z9, 500 FL, 1/500 sec. f/4, ISO 900.

Fondamentalmente è un animale spiccatamente solitario, e delimita il territorio con urine e feci.

Nikon Z9, 500 FL, 1/500 sec. f/5, ISO 220.

Nikon Z9, 500 FL, 1/500 sec. f/5, ISO 360.
 

Nikon Z9, 500 FL, 1/500 sec. f/5, ISO 250.

 

Nikon Z9, 500 FL, 1/500 sec. f/5, ISO 250.

Nikon Z9, 500 FL, 1/1000 sec. f/5, ISO 1400.

 

Nikon Z9, 500 FL, 1/800 sec. f/5,6, ISO 1600.

Il nome Ghiottone gli è stato attribuito a causa della grande voracità che mostra nel mangiare. Ed è uno spettacolo, credetemi, vederlo mordere con rabbia, cercare di strappare i brandelli di carne, per portarsi via tutto il pezzo.

Nikon Z9, 500 FL, 1/500 sec. f/4, ISO 400.

Nikon Z9, 500 FL, 1/125 sec. f/4, ISO 6400, condizioni di luce al limite.

 

 Nikon Z9, 500 FL, 1/125 sec. f/4, ISO 8000.

Nikon Z9, 500 FL, 1/800 sec. f/5,6, ISO 1250.
 
Nikon Z9, 500 FL, 1/160 sec. f/4, ISO 25600.
 
 
Geolocalizzazione da Lightroom. Dalla strada sterrata un breve viottolo porta ai capanni che si affacciano sulla pianura paludosa (al centro dello screenshot).

 -------------------------------------------------------------------------------------------------------------

Dopo due notti consecutive nella taiga paludosa, la terza e ultima l'ho trascorsa in foresta. Completamente solo anche stavolta, con la differenza che non c'era nessuno, nemmeno nei capanni vicini. 

Le foto scattate qui mi hanno particolarmente emozionato, soprattutto quelle ambientate. Il 500 mm rischia di essere poco usato perchè i plantigradi si avvicinano tantissimo, e la scelta migliore è di usare uno zoom tele, come il 70/200, che io ho però moltiplicato 1,4 x per avere una sorta di 100/280 all'incirca. Non vedo l'ora di accalappiarmi il nuovo 180/600...(ma anche il 100/400 andrebbe bene).

Nikon Z6II, 70/200 Z+1,4x, 1/400 sec. f/4, ISO 1000.


Nikon Z6II, 70/200 Z+1,4x, 1/500 sec. f/4, ISO 640.

 

Nikon Z6II, 70/200 Z+1,4x, 1/400 sec. f/4, ISO 900.

 

 Nikon Z6II, 70/200 Z+1,4x, 1/400 sec. f/4, ISO 800 (foto ulteriormente ritagliata).


Non mancano ospiti graditi...Nikon Z9, 500 FL, 1/500 sec. f/5, ISO 640.

Nikon Z9, 500 FL, 1/500 sec. f/4,5, ISO 320.

 

Nikon Z9, 500 FL, 1/500 sec. f/4, ISO 1100.

 

Così vicini da essere fotografati anche col grandangolo...(24/70).

Nikon Z9, 500 FL, 1/320 sec. f/4,5, ISO 560.

 

 Two brothers. Cresciutelli. Nikon Z9, 500 FL, 1/320 sec. f/4,5, ISO 640.

 Ecco uno dei momenti più emozionanti, l'orso Yogi, il gigantesco maschio che si aggira nei paraggi e che fa fuggire tutti gli altri orsi giovani, è passato a darsi una grattatina (sempre sullo stesso piccolo abete, il quale ormai non ne può più...).



Nikon Z6II, 70/200 Z+1,4x, 1/125 sec. f/4, ISO 20000. Sono le 02:17 del mattino, ed è il momento in cui c'è meno luce. E' davvero GROSSO, non ci sono elementi nella foto per definire le proporzioni, ma ho stimato che, in posizione eretta, dovesse essere almeno 2 metri e mezzo. Per 280/300 chilogrammi di peso, tale è la stazza di un maschio adulto di Orso bruno eurasiatico. E mi mantengo prudente.

 

Nikon Z6II, 70/200 Z+1,4x, 1/125 sec. f/4, ISO 11400.

 


L'ultimo orso se ne va, continuo a scattare fino a quando non è che una massa confusa in mezzo agli abeti, impossibile da mettere a fuoco, ma lo fotografo lo stesso. Lo voglio ricordare così. Sono le 04:20 del mattino, la luce è tornata, ma tra un'oretta dovrò lasciare il capanno, andarmene all'auto, tornare al lodge, chiudere la valigia e tornare a casina.

Nota divertente: l'ultima notte dovevo sbaraccare prima. Avendo il volo alle 11 da Kajaani, dovendo essere all'imbarco almeno un'ora e mezza prima e avendo 2 ore e passa di auto prima di arrivare all'aeroporto, i conti erano presto fatti. Dovevo uscire da lì intorno alle 5, andare al lodge, chiudere i bagagli, e partire, con una notte di veglia sul groppone.

Faccio presente la cosa a Tommy, il quale seraficamente mi dice: 

- "Ah, non c'è problema, vieni al capanno con la tua auto, così te ne vai quando vuoi."

- "Ok, ma ci sono gli orsi lì intorno..."

- "Tranquillo, quelli scappano appena ti vedono".

In ogni caso, quando sono uscito dal capanno, mi sono guardato bene intorno prima...perchè scapperanno pure, ma metti che Yogi decida di introdurre una variante nella sua dieta.

Anche qui ho geolocalizzato con Maps il punto dove si trova il capanno nella foresta e si trova letteralmente a poche centinaia di metri dal border russo. 

Osservate lo screenshot seguente.

 

A sinistra si vede la strada che porta al capanno. Che si trova dove ci sono le due bandierine gialla e rossa, che rappresentano il numero di foto scattate fino a quel momento. Ora, dalla strada alle "bandierine", sono circa tre minuti a piedi di sentiero nel bosco. A destra, la linea bianca indica il confine. Il calcolo è semplice.

Se fossi uscito e avessi camminato per 12/15 minuti circa sarei stato in Russia. Non per niente al Boreal Centre Kari Kamppainen mi ha chiesto di identificarmi, spiegandomi che essendo in una specie di "zona fantasma" al confine tra i due stati la mia presenza doveva essere nota alle guardie di frontiera finlandesi.

Sono stati giorni e notti entusiasmanti. Sto valutando se tornare in settembre, per osservare i colori autunnali, oppure se anticipare ad aprile, per avere l'incantevole ambientazione con la neve, alla fine dell'inverno.

La finisco qui. Ho messo le foto con i dati tecnici per chi ne fosse interessato, ho scritto un po' di testo per chi ama leggere. Spero siano tutti soddisfatti.

Grazie a chi ha avuto la pazienza di leggermi fino alla fine.